Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Povertà, ci vuole una ripresa economica più inclusiva

17.10.2021

L'Assemblea Generale dell'ONU, con la risoluzione 47/196 del 22 dicembre 1992, ha proclamato il 17 ottobre Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Povertà.

In un mondo caratterizzato da un livello di sviluppo economico, mezzi tecnologici e risorse finanziarie senza precedenti, è inaccettabile che milioni di soggetti vivano in condizioni di estrema povertà; questo fardello dell'intera umanità non è esclusivamente legato alla mancanza di reddito, ma è un fenomeno multidimensionale che include anche la privazione del vivere con le dignità essenziali che sono interconnesse:

  • condizioni di lavoro pericolose;
  • alloggi non sicuri;
  • mancanza di un'alimentazione nutriente;
  • disuguaglianza all'accesso alla giustizia;
  • carenza di potere politico;
  • accesso limitato all'assistenza sanitaria.

La maggior parte delle persone che vivono al di sotto della soglia di povertà si trova in due zone continentali: l'Asia meridionale e l'Africa subsahariana; gli Stati piccoli, fragili e con conflitti in corso, sono maggiormente colpiti da alti tassi di povertà.

Per la prima volta in due decenni, la povertà estrema è in aumento; la pandemia SarsCov_2 ha devastato le economie e le società di tutto il mondo, facendo cadere nella povertà circa 120 milioni di individui lo scorso anno. L'asimmetria nella ripresa sta ulteriormente approfondendo le disuguaglianze tra Paesi ricchi e poveri, inoltre non c'è molta solidarietà.

La disuguaglianza nella distribuzione dei vaccini ha permesso alle varianti di mutare e diffondersi in modo incontrollato, provocando milioni di morti in più e prolungando un rallentamento economico che potrebbe costare trilioni di dollari. Si deve porre fine a questo divario, anche affrontando il sovraindebitamento e garantendo investimenti per la ripresa in quei Paesi che ne hanno estremo bisogno.

L'ONU auspica un triplice approccio alla ripresa globale post pandemia. È fondamentale una seria volontà politica e partenariati più forti per stabilire una protezione sociale universale entro il 2030 ed investire nella riqualificazione del lavoro nella fiorente green economy; altrettanto basilare è investire in posti di lavoro di qualità nell'economia dell'assistenza, che promuoveranno una maggiore uguaglianza ed assicureranno che tutte le persone riceveranno le cure dignitose che meritano; infine c'è necessità di includere le donne nei processi politici e di costruzione della pace avvantaggeranno tutte le società.

La ripresa diseguale lascerebbe indietro gran parte dell'umanità, aumenterebbe la vulnerabilità dei soggetti già emarginati ed allontanerebbe ulteriormente la possibilità di raggiungere gli OSS. Le donne che vivono in condizioni di estrema povertà sono maggiormente di più degli uomini; ancora prima della pandemia, i 22 uomini più ricchi del mondo accumulavano più ricchezza di tutte le donne africane, questa differenza è solo aumentata. Non è pensabile tagliare fuori le donne dalla ripresa economica.

Pertanto, bisogna puntare sull'imprenditoria femminile con investimenti diretti; favorire una maggiore formalizzazione del settore informale; promuovere l'istruzione e la protezione sociale, l'assistenza universale minorile, l'assistenza sanitaria di base e il lavoro dignitoso, nonché colmare il divario digitale tenendo conto della sua profonda differenza d'accesso tra i generi.

Per una ripresa equa e sostenibile è necessario abbattere ogni tipo di barriera e costruire un mondo resiliente e decarbonizzato cioè senza emissioni di gas serra.

Fonte:

https://news.un.org/es/story/2021/10/1498472 

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