OIL: 4,1 miliardi di persone non hanno alcun tipo di protezione sociale

02.09.2021

   Un nuovo report dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), afferma che circa 4,1 miliardi di persone non hanno alcun tipo di protezione sociale. Tale cifra è ancora più sorprendente se si tiene conto che la pandemia SarsCov_2 ha causato un'espansione delle disparità (tra Paesi ad alto e basso reddito) senza precedenti. A livello mondiale, solo il 47% delle persone è coperto da almeno una prestazione di protezione sociale, mentre il restante 53% non percepisce alcun reddito dal sistema nazionale del proprio.

  La risposta alla pandemia è stata disomogenea e insufficiente; ha evidenziato le disuguaglianze tra Stati ricchi e poveri del mondo, non è riuscita ad offrire la protezione sociale minima di cui tutti gli esseri umani necessitano.

   Per protezione sociale minima, l'OlL, considera misure che proteggono: l'accesso alle cure mediche, la ricezione di un reddito in caso di disoccupazione, la malattia, la disabilità, l'infortunio sul lavoro, la maternità e la perdita del principale generatore di reddito della famiglia nonché per le famiglie con bambini.

   Ci sono ampie differenze continentali in materia di protezione sociale; mentre Europa, Asia Centrale e America hanno i tassi di copertura più alti (84% nei primi due casi e 64,3% nel terzo), invece Asia e Pacifico, Stati Arabi e Africa hanno i tassi più bassi (44%, 40% e 17,4%, rispettivamente).

   A livello globale, la stragrande maggioranza dei bambini ha le prestazioni sociali più basse (26,4%), l'indennità di maternità in denaro raggiunge solo il 45%; solo una persona su tre con disabilità grave (33,5%) riceve un'indennità di invalidità; la copertura dei sussidi di disoccupazione è ancora più bassa poiché solo il 18,6% dei lavoratori disoccupati ha tale copertura.

  I Paesi sono ad un bivio poiché la risposta alla pandemia rappresenta il momento ideale per costruire una nuova generazione di sistemi di protezione sociale basata sui diritti fondamentali.

  Tali sistemi possono proteggere le persone da crisi future, e dare ai lavoratori e alle imprese la sicurezza per affrontare con fiducia e speranza queste eventualità. Si deve riconoscere che una protezione sociale efficace e globale, non è essenziale solo per la giustizia sociale e un lavoro dignitoso, ma anche per la creazione di un futuro sostenibile e resiliente.

   Detto ciò, il taglio della spesa pubblica comporterebbe un gravissimo errore per la protezione sociale dopo l'ingente esborso verificatosi durante la crisi pandemica partita nel 2020.

  C'è un'enorme pressione per i Paesi per raggiungere il consolidamento fiscale, dopo le spese esose pubbliche in risposta alla crisi; però sarebbe estremamente dannoso ridurre la spesa per la protezione sociale, ora è il momento ideale per investirci.

  Gli stati destinano in media il 12,8% del loro prodotto interno lordo alla protezione sociale, esclusa la salute; le nazioni ad alto reddito investono il 16,4% del loro PIL nella protezione sociale, invece quelle a basso reddito ne spendono solo l'1,1%.

   Il suddetto studio indica che dall'inizio della pandemia la spesa aggiuntiva necessaria per garantire a tutti una protezione sociale, almeno minima, è aumentata di circa il 30%.

  L'ILO stima che, per garantire almeno una copertura di protezione sociale di base, i paesi a basso reddito dovrebbero investire ulteriori 77,9 miliardi di dollari, quelli di reddito medio-basso 362.900 milioni, e quelli di reddito medio-alto 750.800 milioni in più all'anno. Queste cifre sono rispettivamente 15,9; 5,1 e 3,1% del loro prodotto interno lordo.

  Per costruire sistemi capaci di ottenere risultati positivi sarà necessario coniugare risorse finanziarie e maggiore solidarietà internazionale, soprattutto a sostegno dei Paesi più poveri; i benefici del successo oltrepasseranno i confini nazionali a beneficio di tutti.

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