#WorldChildLaborDay: vanificati i progressi effettuati negli ultimi vent’anni

12.06.2021

L'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), dal 2002, ha proclamato il 12 giugno come Giornata Mondiale del Lavoro Minorile.

Un Rapporto congiunto dell'ILO e del Fondo ONU per l'Infanzia (UNICEF), indica che negli ultimi quattro anni il numero di bambini che lavorano è aumentato di 8,4 milioni, portando a 160 il numero dei minori che lavorano; così rilevando che i progressi per porre fine al lavoro minorile si sono fermati per la prima volta in 20 anni; questo flagello, tra il 2000 e il 2016, si era ridotto di 94 milioni.

C'è stato un aumento significativo del numero di bambini tra i 5 e gli 11 anni che lavorano, una fascia di età che rappresenta poco più della metà del totale mondiale, questa cifra dal 2016 è di 6,5 milioni; se si considera il numero dei minori, tra i 5 e i 17 anni, che svolgono mansioni pericolose, tale cifra arriva a 79 milioni.

Solo il 28% dei minori dai 5 agli 11 anni e il 35% degli adolescenti dai 12 ai 14 anni che lavorano segue un percorso formativo.

Il lavoro minorile è più diffuso nel sesso maschile che in quello femminile, tuttavia questo divario si riduce se si tiene conto del numero delle minorenni impiegate nei servizi domestici svolti per almeno 21 ore settimanali.

Il Paper evidenzia che il lavoro minorile è impiegato, per la maggior parte, nel settore agricolo per il 70% pari a 112 milioni; seguito dal 20% pari a 31,4 milioni impiegati nei servizi domestici ed infine il settore industriale che impiega il 10% con 16,4 milioni della forza lavoro minorile.

La prevalenza del lavoro minorile principalmente è svolto nelle zone rurali con il 14%, mentre nelle aree urbane è del 5%.

Il lavoro infantile crea danni fisici e mentali, oltre a compromette l'istruzione, limitare i diritti e le opportunità future degli infanti, in più scaturisce circoli viziosi di povertà e comporta il ripetersi di tali condizioni per generazioni.

Inoltre, il Report rileva che la pandemia SarsCov_2 ha ulteriormente peggiorato la situazione; stima che 9 milioni di bambini e adolescenti potrebbe essere impiegati come lavoratori entro il 2022, questo numero potrebbe salire a 46 milioni se i minori non hanno accesso a una copertura di protezione sociale di base.

Prima di COVID-19 la percentuale e il numero dei minori che lavorano in Asia e nel Pacifico e in America Latina e nei Caraibi sono diminuiti dal 2008.

Viceversa, nell'Africa subsahariana dal 2016 il lavoro minorile è aumentato di 16,6 milioni, tra l'altro quell'area geografica è responsabile di gran parte dell'incremento globale; tale aumento è dovuto a diversi fattori quali: la crescita della popolazione, le crisi geopolitiche ricorrenti, la povertà estrema e le misure di protezione sociale inadeguate.

Lo Studio indica che, a questo ritmo, non si riuscirà ad eliminare il lavoro minorile dal mondo entro il 2025, come stabilito dall'Agenda 2030. Per raggiungere questo obiettivo, il progresso globale dovrebbe essere quasi 18 volte più veloce del ritmo raggiunto negli ultimi due decenni.

Secondo le stime nel 2025 ci saranno circa 140 milioni di bambini che lavoreranno se non verranno prese rapidamente le misure appropriate.

Per invertire la tendenza al rialzo del lavoro minorile, l'ILO e l'UNICEF chiedono:

  • un'adeguata protezione sociale per tutti, compresi i benefici universali per i minori;
  • aumentare la spesa per un'istruzione di qualità e riportare tutti i bambini a scuola, compresi quelli che non andavano prima di SarsCov_2;
  • promuovere condizioni lavorative dignitose per gli adulti, in modo che le famiglie non debbano fare affidamento sull'aiuto dei minori per generare reddito familiare;
  • abrogare le norme di genere e discriminatorie che influenzano il lavoro minorile;
  • investire in sistemi di protezione dell'infanzia, sviluppo agricolo, servizi pubblici rurali, infrastrutture e mezzi di sussistenza.

Fonte:

https://news.un.org/es/story/2021/06/1493112 

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