#Ucraina: quali potrebbero essere le soluzioni alle conseguenze economiche devastanti?

12.05.2022

In una guerra per molteplici motivi si perdono tantissimi posti di lavoro e in Ucraina non è stato diverso; infatti un rapporto dell'ILO rileva che dal 24 febbraio 4,8 milioni sono stati persi e se l'offensiva dovesse intensificarsi questa cifra potrebbe arrivare a sette milioni, viceversa se le ostilità dovessero cessare ci potrebbe essere una rapida ripresa economica riportando almeno 3,4 milioni posti di lavoro.

Ovviamente chi non è rimasto a combattere e chi era impossibilitato ad andarsene molto spesso ha preferito fuggire all'estero; dei 5,2 milioni di profughi esterni, circa 2,75 milioni sono in età lavorativa e di questi 1,2 milioni di questi hanno perso o abbandonato il lavoro.

Spesso la perdita di lavoro avviene a causa delle intense azioni belliche che colpiscono, a volte a caso e a volte deliberatamente, aziende ed infrastrutture civili oppure si è costretti ad andare altrove perché non si ha più "un tetto sulla testa"; in questo modo l'attività economica si paralizza in molte aree del Paese, c'è da dire che nelle zone meno colpite l'economia cerca di sopravvivere in qualunque maniera ed in quelle appena liberate si cerca di ripristinare i servizi al più presto perché gli ucraini non vogliono assolutamente azzerare la loro economia. Riguardo i posti di lavoro persi i dati iniziali indicano che il 50% delle aziende è chiuso e che ci sarebbero state perdite comprese tra 60.000 milioni e 100.000 milioni di dollari.

Un'altra tegola importante per l'economia ucraina è il blocco dei porti del Mar Nero causato solamente dalla Russia; disgraziatamente l'Ucraina ha interrotto forzatamente circa il 90% delle esportazioni di grano e la metà di quelle totali, ciò sta provocando una carestia mondiale per 40 milioni di persone. Se le esportazioni sono bloccate la crescita economica non può essere molto rosea; infatti nel 2022 il PIL ucraino potrebbe contrarsi fino al 45%. Dunque se la crisi economica dovesse propagarsi e radicarsi il 90% della popolazione potrebbe cadere in povertà, così perdendo 18 anni di benefici socioeconomici e il ritorno ai livelli di bisogno del 2004. Per arginare l'impatto della disoccupazione il governo ucraino ha finora compiuto notevoli sforzi per mantenere operativo il sistema nazionale di protezione sociale, garantendo il pagamento delle prestazioni, anche agli sfollati interni, utilizzando a tal fine le tecnologie digitali. A proposito del garantire prestazioni anche prima del 24 febbraio del 2022 parecchi anziani preferivano ricevere la pensione sul versante del Donbass ucraino e non in quello russificato in quanto più alta.

Inoltre per arginare il fenomeno della disoccupazione in un Paese sotto attacco, cosa assai complessa, le autorità ucraine dovrebbero sostenere le iniziative delle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori per facilitare la fornitura di sostegno umanitario e garantire la continuità del lavoro dove e quando è possibile; fornire un sostegno mirato all'occupazione nelle aree relativamente sicure, anche trasferendo lavoratori ed imprese con l'aiuto delle associazioni locali per l'occupazione (ALE) che contribuiscono nel creare opportunità di lavoro; continuare a sostenere il sistema di protezione sociale nazionale per garantire prestazioni, comprese quelle riguardanti transazioni finanziarie a vecchi e nuovi beneficiari; preparare una strategia di ricostruzione postbellica idonea alla creazione di posti di lavoro dignitosi e produttivi attraverso investimenti ad alta intensità di occupazione anche attraverso un "grande piano Marshall" sostenuto dai partner occidentali.

In tale quadro di incertezza economica le conseguenze economiche del conflitto russo-ucraino si potranno sentire anche negli Stati limitrofi, quali: Ungheria, Moldova, Polonia, Romania e Slovacchia; in quanto non hanno solide economie e se i profughi non potranno tornare in patria a causa del prolungamento del conflitto, i loro mercati del lavoro e le loro reti di protezione sociale ne risentiranno molto anche provocando un aumento della disoccupazione.

Detto ciò, la guerra sta avendo shock economici ed occupazionali anche dall'altro lato della barricata non solo nella Federazione Russa bensì anche in Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan, nazioni con forti legami economici ed occupazionali con il "grande Orso". In tale contesto se "l'operazione militare speciale" andrà per le lunghe e le sanzioni contro la Russia morderanno sempre più l'economia, i lavoratori migranti perderanno l'impiego e saranno costretti a ritornare nel proprio Paese d'origine con gravi ripercussioni per la crescita economica dell'Asia centrale.

Fonte:

https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/---europe/---ro-geneva/documents/briefingnote/wcms_844524.pdf 

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