#Mariupol: iniziata l’evacuazione dall’Azovstal
La scorsa settimana António Guterres ha effettuato un viaggio diplomatico in Turchia, Federazione Russa e Ucraina. Secondo molti analisti gli incontri del Segretario Generale dell'ONU non avrebbe prodotto nessun effetto sul campo, però non è stato così infatti dopo che Guterres è stato a Kiev si sono state attivate trattative almeno per evacuare in primis le centinaia di civili dall'acciaieria Azovstal che sono in condizioni disperate. È stato raggiunto un accordo "salvavita" tra le autorità russe, quelle ucraine, la Croce Rossa Internazionale e le Nazioni Unite; alla fine si è previsto che le persone vengano portate verso la parte in cui vogliono stare con convogli della Croce Rossa supervisionati dall'ONU.
Il primo maggio da Mariupol sono partiti i primi corridoi per la prima andati a buon fine; solo che per chi sceglie di andare verso la parte controllata dagli ucraini, il viaggio per Zaporizhzhia (distante 230 chilometri) dura ore infinite in quanto prima di arrivare nella parte libera ci sono decine di checkpoint russi dove i civili devono subire minuziosi controlli pur essendo convogli supervisionati dall'ONU e a volte non tutti gli autobus arrivano a destinazione e non si sa dove finiscano. Per questo motivo chi può fuggire con mezzi privati ora lo fa passando per i campi fino alla parte ucraina perché ha terrore di essere deportati in Russia.
Quando arrivano a Zaporizhzhia ricevono un supporto umanitario completo, tutti raccontano eventi raccapriccianti che stanno avvenendo a Mariupol. Alcune persone anche se non facevano parte del personale dell'acciaieria quando sono iniziati i bombardamenti incessanti e la guerriglia urbana hanno scelto di andare a rifugiarsi in quella fabbrica perché la ritenevano il luogo più sicuro della città perché è "una città nella città" anche con rifugi di epoca sovietica resistenti persino ad attacchi nucleari. Però dopo due mesi di guerra i viveri dell'Azovstal che nelle sue viscere ospita svariate centinaia di persone e di militari scarseggiano e il rifornimento è quasi impossibile; perché Putin anche se ha detto il contrario continua a farla attaccare in ogni modo perché riuscire ad espugnarla sarebbe l'emblema della narrativa propagandistica della "denazificazione", per cui nel battaglione Azov (ormai facente parte a tutti gli effetti delle forze armate regolari ucraine) composto da membri neonazisti ergo per la propaganda russa tutti da neutralizzare. Anche se fosse vero che alcuni membri avessero simpatie neonaziste come si spiega il fatto che tante famiglie con bambini hanno scelto di rifugiarsi proprio dove quel battaglione ha il proprio quartier generale e molte delle quali quando evacuano nella parte ucraina e non in quella dei cosiddetti "liberatori"?
In questo oscuro quadro l'ONU spera che nei prossimi giorni il continuo coordinamento con Kiev e Mosca porti a pause umanitarie più lunghe che consentano ai civili un passaggio sicuro lontano dai combattimenti e per raggiungere le persone dove i bisogni sono maggiori.
Purtroppo con la evacuazione dei civili dall'Azovstal si teme che la Russia voglia radere al suolo l'intero complesso per reprimere le ultime sacche di resistenza di soldati ucraini a Mariupol, ma anche così è un rompicapo da espugnare. La data fatidica del 9 maggio si avvicina e Putin ha urgente bisogno almeno di una piccola vittoria da portare in patria, visto che i suoi piani imperialistici sul campo non stanno andando come avrebbe voluto.
Dal lato opposto Volodymyr Zelenskyj ci ha tenuto a precisare che i suddetti accordi non riguardino in alcun modo i militari che resistono ancora dentro i labirinti sotto la fabbrica (tra le altre cose l'unico ospedale da campo con una sala operatoria è stato distrutto da una bomba); per questo motivo i soldati hanno lanciato un appello e chiesto la mediazione di Papa Francesco per essere estratti verso uno Stato terzo.
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