#COVID19: le cinque sfide che COVAX deve affrontare per arrivare alla vaccinazione globale
Per uscire velocemente dalla pandemia SarsCov_2 è basilare una giusta ed equa distribuzione dei vaccini in tutto il mondo, per bloccare la trasmissione del virus (mettendo in sicurezza le categorie di persone fragili, che non intaseranno più i nosocomi) e lo sviluppo di nuove varianti. Vivendo in un mondo sempre più interconnesso per questioni di lavoro, studio e turismo; per il pieno rilancio dell'economia, tralasciando i motivi etici, i paesi in via di sviluppo devono avere una vaccinazione pari a quella dei paesi ricchi. Il meccanismo COVAX è nato per non lasciare indietro nessuno, ma ora si trova davanti cinque sfide.
La prima è il controllo delle esportazioni. L'UNICEF entro la fine del 2020 aveva già più di 500 milioni di siringhe in giacenza nei magazzini in previsione della vaccinazione. Questa misura è servita quando i paesi produttori di siringhe hanno stabilito controlli sulle esportazioni, di conseguenza il prezzo è aumentato e le forniture sono scese. Un altro tema scottante è il cosiddetto il "nazionalismo dei vaccini", che provoca l'aumento dei prezzi e alla fine non fa che allungare la pandemia in quanto i paesi più poveri non hanno risorse sufficienti per acquistarli ad un prezzo non equo.
Creare una complessa catena di approvvigionamento globale richiede una certa organizzazione e collaborazione; per cui vietare o controllare le esportazioni comporta notevoli interruzioni nella distribuzione dei vaccini e nella immunizzazione. Da ciò deriva l'esigenza che almeno i paesi più poveri siano autosufficienti nella produzione dei vaccini che garantiscano una maggiore possibilità di copertura vaccinale della popolazione; anche la solidarietà gioca un ruolo centrale, infatti le donazioni di vaccini dai paesi ricchi è un valido aiuto.
La seconda riguarda la logistica dei trasporti. Gli attuali vaccini hanno bisogno di una grande catena del freddo; nei paesi poveri, anche nei territori rurali, rispettare condizioni ottimali fino alla inoculazione delle dosi risulta molto difficoltoso per mancanza di infrastrutture e di risorse insufficienti. Infatti, fino ad ora la maggior parte delle dosi sono state distribuite nei grandi centri urbani; questo fatto, nel breve periodo, può considerarsi un vantaggio in quanto la concentrazione di dosi nelle città consente la vaccinazione degli operatori sanitari e di altri lavoratori in prima linea nelle aree urbane, dove la più alta densità di popolazione li rende a maggior rischio di esposizione al virus; ma prima o poi i vaccini dovranno arrivare su tutti i territori anche i più spopolati.
La terza riguarda il maggior impiego di finanziamenti. Una risposta efficiente ad una pandemia sono grossi finanziamenti costanti; la distribuzione e la consegna di vaccini dai magazzini urbani alle zone remote li richiedono. Nel 2021, per continuare a lavorare in modo efficiente in tutto il globo, COVAX necessita di almeno $ 3,2 miliardi; prima si potranno dare i vaccini, prima si uscirà dalla pandemia tutti insieme. I contributi dell'Unione europea, del Regno Unito e degli Stati Uniti, hanno alleviato la carenza di finanziamenti; tuttavia, sono ancora insufficienti.
Inoltre, l'UNICEF stima che sono necessari altri 2 miliardi di dollari per sovvenzionare i costi vivi dei 92 paesi più poveri, tra cui frigoriferi, formazione del personale sanitario, spese per i vaccinatori e carburante per i camion di consegna refrigerati.
La quarta riguarda la condivisione dei vaccini da parti dei paesi più ricchi. COVAX compete direttamente con i paesi che fanno rapporti bilaterali diretti con le aziende farmaceutiche. A loro volta, i paesi ricchi hanno un surplus di dosi; non costa niente essere solidali, altrimenti è uno spreco di prodotti così tanto preziosi. In più, saranno necessari alcuni equilibri legali, amministrativi e operativi per ottenere le vaccinazioni dove sono necessarie. L'attuale sistema dei "first" favorisce gli accordi bilaterali, ma non impedisce a un paese di ricevere dosi o contribuire a COVAX.
La quinta riguarda le incertezze sulle vaccinazioni. Questo deriva dalla grande quantità di infodemia che circonda tutti gli aspetti con falsità e messaggi fuorvianti; il che provoca riluttanza a vaccinarsi, un problema che colpisce tutti gli Stati e rimane un ostacolo perenne; mentre da sempre la vaccinazione è uno strumento salvavita, anche se con dei rischi come tutti i farmaci. L'OMS è in prima linea per combattere questo fenomeno coinvolgendo tutti i paesi per ridare fiducia ai vaccini.
Per uscire velocemente dalla pandemia SarsCov_2 è basilare una giusta ed equa distribuzione dei vaccini in tutto il mondo, per bloccare la trasmissione del virus (mettendo in sicurezza le categorie di persone fragili, che non intaseranno più i nosocomi) e lo sviluppo di nuove varianti. Vivendo in un mondo sempre più interconnesso per questioni di lavoro, studio e turismo; per il pieno rilancio dell'economia, tralasciando i motivi etici, i paesi in via di sviluppo devono avere una vaccinazione pari a quella dei paesi ricchi. Il meccanismo COVAX è nato per non lasciare indietro nessuno, ma ora si trova davanti cinque sfide.
La prima è il controllo delle esportazioni. L'UNICEF entro la fine del 2020 aveva già più di 500 milioni di siringhe in giacenza nei magazzini in previsione della vaccinazione. Questa misura è servita quando i paesi produttori di siringhe hanno stabilito controlli sulle esportazioni, di conseguenza il prezzo è aumentato e le forniture sono scese. Un altro tema scottante è il cosiddetto il "nazionalismo dei vaccini", che provoca l'aumento dei prezzi e alla fine non fa che allungare la pandemia in quanto i paesi più poveri non hanno risorse sufficienti per acquistarli ad un prezzo non equo.
Creare una complessa catena di approvvigionamento globale richiede una certa organizzazione e collaborazione; per cui vietare o controllare le esportazioni comporta notevoli interruzioni nella distribuzione dei vaccini e nella immunizzazione. Da ciò deriva l'esigenza che almeno i paesi più poveri siano autosufficienti nella produzione dei vaccini che garantiscano una maggiore possibilità di copertura vaccinale della popolazione; anche la solidarietà gioca un ruolo centrale, infatti le donazioni di vaccini dai paesi ricchi è un valido aiuto.
La seconda riguarda la logistica dei trasporti. Gli attuali vaccini hanno bisogno di una grande catena del freddo; nei paesi poveri, anche nei territori rurali, rispettare condizioni ottimali fino alla inoculazione delle dosi risulta molto difficoltoso per mancanza di infrastrutture e di risorse insufficienti. Infatti, fino ad ora la maggior parte delle dosi sono state distribuite nei grandi centri urbani; questo fatto, nel breve periodo, può considerarsi un vantaggio in quanto la concentrazione di dosi nelle città consente la vaccinazione degli operatori sanitari e di altri lavoratori in prima linea nelle aree urbane, dove la più alta densità di popolazione li rende a maggior rischio di esposizione al virus; ma prima o poi i vaccini dovranno arrivare su tutti i territori anche i più spopolati.
La terza riguarda il maggior impiego di finanziamenti. Una risposta efficiente ad una pandemia sono grossi finanziamenti costanti; la distribuzione e la consegna di vaccini dai magazzini urbani alle zone remote li richiedono. Nel 2021, per continuare a lavorare in modo efficiente in tutto il globo, COVAX necessita di almeno $ 3,2 miliardi; prima si potranno dare i vaccini, prima si uscirà dalla pandemia tutti insieme. I contributi dell'Unione europea, del Regno Unito e degli Stati Uniti, hanno alleviato la carenza di finanziamenti; tuttavia, sono ancora insufficienti.
Inoltre, l'UNICEF stima che sono necessari altri 2 miliardi di dollari per sovvenzionare i costi vivi dei 92 paesi più poveri, tra cui frigoriferi, formazione del personale sanitario, spese per i vaccinatori e carburante per i camion di consegna refrigerati.
La quarta riguarda la condivisione dei vaccini da parti dei paesi più ricchi. COVAX compete direttamente con i paesi che fanno rapporti bilaterali diretti con le aziende farmaceutiche. A loro volta, i paesi ricchi hanno un surplus di dosi; non costa niente essere solidali, altrimenti è uno spreco di prodotti così tanto preziosi. In più, saranno necessari alcuni equilibri legali, amministrativi e operativi per ottenere le vaccinazioni dove sono necessarie. L'attuale sistema dei "first" favorisce gli accordi bilaterali, ma non impedisce a un paese di ricevere dosi o contribuire a COVAX.
La quinta riguarda le incertezze sulle vaccinazioni. Questo deriva dalla grande quantità di infodemia che circonda tutti gli aspetti con falsità e messaggi fuorvianti; il che provoca riluttanza a vaccinarsi, un problema che colpisce tutti gli Stati e rimane un ostacolo perenne; mentre da sempre la vaccinazione è uno strumento salvavita, anche se con dei rischi come tutti i farmaci. L'OMS è in prima linea per combattere questo fenomeno coinvolgendo tutti i paesi per ridare fiducia ai vaccini.
Fonte:
https://news.un.org/es/story/2021/04/1490472
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