Conflitto isralo-palestinese: l’unica soluzione è quella politica

27.05.2021

La crisi isralo-palestinese avrà fine solo con una soluzione politica.

Dopo 11 giorni di scontri armati, che hanno coinvolto i territori palestinesi occupati e diverse città israeliane, gli ambasciatori si sono incontrati durante una seduta del Consiglio di Sicurezza dell'ONU; nel mentre la fragile tregua regge con molte difficoltà.

Tor Wennesland, coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, ha asserito che gli eventi recenti hanno evidenziato i costi del conflitto perenne e che non si deve perdere la speranza per una pace.

Wennesland ha sottolineato la necessità che le parti tornino al tavolo dei negoziati, ma senza il solito approccio "business as usual"; ha detto che manca completamente la 'luce in fondo al tunnel' per l'assenza di una prospettiva politica, dopo decenni di conflitto e rappresaglie si perde la speranza per una pace sostenibile.

Solo attraverso negoziati che porranno fine all'occupazione e creeranno una soluzione praticabile a due Stati, sulla base delle risoluzioni dell'ONU, del diritto internazionale e degli accordi reciproci, con Gerusalemme come capitale di entrambi gli Stati, si potrà sperare in "punto e a capo" in modo definitivo a questi insensati e costosi cicli di violenza da tutti i punti di vista.

La guerriglia appena terminata tra Israele e i fanatici di Hamas è stata una con le ostilità più intense degli ultimi anni.

Hamas e altri militanti hanno lanciato più di 4.000 razzi da Gaza, un numero significativo dei quali è stato intercettato dal sistema di difesa aerea israeliano, Iron Dome; viceversa Israele ha effettuato oltre 1.500 attacchi contro quelli che ha detto essere obiettivi militari.

Stime dell'ONU indicano che più di 250 palestinesi siano stati uccisi, anche intere famiglie, con 66 bambini tra le vittime; invece a Israele sono state ammazzate 13 persone: nove civili, di cui due bambini, oltre a tre stranieri e un soldato.

I continui raid aerei di Netanyahu hanno costretto circa 70.000 civili di Gaza a cercare rifugio nelle scuole gestite dall'UNRWA che assiste il popolo palestinese.

Il personale che per dare assistenza si è trovato quotidianamente in mezzo ai combattimenti ha descritto il periodo come "inferno sulla terra" a Gerusalemme est.

Tutti i civili assistiti hanno riferito di sentirsi terrorizzati e traumatizzati. Genitori, ogni notte, si chiedevano se far dormire i figli insieme a loro oppure in vari ambienti della casa, per morire tutti assieme o per salvarne alcuni.

Per tornare alla "normalità" sono necessari finanziamenti affidabili e sufficienti per la fornitura di servizi essenziali, come l'istruzione.

Le Nazioni Unite e i suoi partner hanno dichiarato che almeno 57 scuole, nove ospedali e 19 centri di assistenza sanitaria di base sono stati parzialmente o completamente danneggiati nei combattimenti, che si sono verificati mentre il sistema sanitario di Gaza stava già affrontando il peso della pandemia SarsCov_2.

Inoltre, gli stessi hanno annunciato un appello lampo da 95 milioni di dollari per sostenere i palestinesi di Gaza e della Cisgiordania, compresi quelli di Gerusalemme est; da spendersi nei prossimi tre mesi nei settori: della protezione, della salute, dell'acqua e dei servizi igienico-sanitari, dell'istruzione e della sicurezza alimentare.

Ci si deve assicurare di non ripetere gli errori del passato che portano a dover ricostruire Gaza ogni volta. I conflitti perpetui influenzano negativamente il benessere psicosociale degli abitanti di Gaza, in particolare dei bambini.

Fonte:

https://news.un.org/en/story/2021/05/1092902  

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