#Gaza, #ONU: chiede di poter accedere ai territori occupati per poter dar assistenza ai civili
Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha esortato le parti coinvolte nel conflitto di Gaza a l'intensificazione degli sforzi di mediazione e a garantire un accesso sicuro alle Nazioni Unite per dare assistenza alle centinaia di feriti e profughi, per frenare la crescente crisi umanitaria provocata dagli scontri incessanti; inoltre, il Consiglio ha invitato la comunità internazionale a fare tutto il possibile (una volta per tutte) per trovare una via d'uscita al conflitto, che dura da decenni, tra palestinesi e israeliani.
In assenza di un tale processo, purtroppo il mondo è condannato ad assistere a più episodi di tensione e disperazione. Le persone di entrambe le parti meritano molto di più; in particolare le scene di violenza all'interno di Israele sono senza precedenti. Se il Medio Oriente "esplode", è a rischio anche la stabilità geopolitica europea; è ora di finirla di "perdonare" tutto all'Alleato molto potente economicamente; da molti anni segrega, sottomette ed umilia un altro popolo, commettendo gravi crimini di guerra. Nella Striscia di Gaza non esiste un posto sicuro, la situazione è disperata.
La risposta umanitaria alla crisi dovrebbe indirizzarsi verso due questioni fondamentali: il finanziamento adeguato che consenta una risposta rapida (il Vice Coordinatore speciale per il Processo di Pace in Medio Oriente, Lynn Hastings, spera ottenere circa 14 milioni di dollari del Fondo umanitario di Territori palestinesi occupati) e l'accesso ai valichi di frontiera a Gaza.
Dallo scoppio della violenza la scorsa settimana, secondo stime degli operatori ONU, a Gaza e Cisgiordania sono state uccise più di 220 persone e ferite 6000; viceversa in Israele si contano 10 morti e quasi 800 feriti a causa degli attacchi missilistici palestinesi nei quartieri densamente popolati; in compenso Israele contraccambia con bombe che esplodono anche su obiettivi non militari, tra cui edifici con abitazioni civili, sedi di importarti ONG e network dell'informazione e sedici strutture sanitarie. Ci sono 60.000 persone in movimento, circa 47.000 hanno trovato rifugio nelle scuole dell'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e il lavoro per i rifugiati palestinesi (UNRWA).
In più, c'è anche una grave carenza di medicinali e attrezzature mediche nella Striscia di Gaza e che le scorte attuali sono sufficienti per meno di un mese. A questa delicata situazione si aggiunge che il distanziamento sociale per evitare la trasmissione di COVID-19 è quasi impossibile da rispettare.
La fornitura di elettricità a Gaza è compresa tra le sei e le otto ore al giorno a causa dei danni alle linee elettriche e alle reti di distribuzione. Questa situazione ha interrotto la fornitura di assistenza sanitaria e altri servizi di base, come l’acqua, l’igiene e i servizi di sanificazione.
Per questo è auspicabile la fine delle ostilità con il conseguente ritiro dai territori palestinesi occupati.
Fonte:
https://www.ochaopt.org/content/opt-humanitarian-fund
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