#Bihac: i migranti muoiono congelati!

28.12.2020

Dopo il devastante incendio nel campo di Lipa nel nord-ovest della Bosnia-Erzegovina, avvenuto a all'inizio della settimana scorsa, centinaia di profughi sono bloccati nelle tende bruciate dell'enorme campo senza strutture riscaldate. Dicono: "Noi Moriremo, quindi per favore aiutateci!", infatti le coperte e i sacchi a pelo sono del tutto insufficienti per proteggersi dai venti pungenti, dalle forti nevicate e dal crollo delle temperature; per questo motivo le organizzazioni umanitarie sollecitano una soluzione poiché è impensabile che i rifugiati, bloccati al confine croato, affrontino il freddo così alla ghiaccio.

Il campo di Lipa è situato vicino alla città di Bihac, che è a diciotto ore di cammino dal confine della Croazia. In passato tale era già stato duramente criticato da funzionari internazionali e gruppi umanitari per le condizioni inumane e degradanti in cui versava.

Le autorità bosniache, dopo il colossale incendio, hanno provato a ricollocare i migranti in altri alloggi; ma non trovandone hanno lasciato circa 1.000 persone nel campo completamente distrutto con solo magri pacchi alimentari forniti da gruppi di aiuto.

Riguardo a ciò Peter Van Der Auweraer, capo della missione dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni in Bosnia-Erzegovina, ha twittato: "È caduta la neve, temperature sotto lo zero, nessun riscaldamento, niente"; inoltre "Non è così che si dovrebbe vivere. Abbiamo bisogno di coraggio e azione politicizzata adesso ".

In più una dichiarazione congiunta rilasciata da diverse organizzazioni umanitarie, tra cui il Consiglio danese per i rifugiati, l'UNHCR e l'Agenzia delle Nazioni Unite per la migrazione, con le seguenti parole ha esortato a fare presto: "Le strutture ancora esistenti nel luogo non sono sicure e rischiano di crollare, poiché le nevicate continuano. Nel sito, senza riscaldamento, congelamento, ipotermia e altri gravi problemi di salute sono già stati segnalati da coloro che sono rimasti bloccati sul posto."; infine: "Spetta alle autorità fornire una protezione minima a coloro che sono bloccati fuori dai centri di accoglienza dalle condizioni invernali in peggioramento. Ciò include quelli bloccati nella località di Lipa, ma anche gli altri 2.000 stimati, costretti a cercare la sopravvivenza in edifici abbandonati e campi improvvisati.", e concludendo: "Non riuscire ad agire con la massima urgenza metterà a rischio vite umane.".

Ormai si sa che la Bosnia-Erzegovina è diventata un collo di bottiglia per migliaia di migranti che sperano di raggiungere l'Europa occidentale. La maggioranza di loro rimane bloccata nella regione nord-occidentale di Bosanska Krajina perché le altre aree della nazione, etnicamente divisa, hanno rifiutato di accettarli.

L'UE ha rivolto un monito alla Bosnia-Erzegovina in quanto migliaia di rifugiati non possono affrontare un inverno gelido senza riparo, inoltre ha esortato i litigiosi politici del paese a mettere da parte le loro differenze e ad agire.

Un giorno, mentre la Croce Rossa stava distribuendo le derrate alimentari nel campo distrutto, i rifugiati hanno inscenato una breve protesta con la polizia che manteneva l'ordine pubblico. Kasim proveniente dal Pakistan ha riferito: "Viviamo come animali. Anche gli animali vivono meglio di noi!". Alcuni migranti indossavano protezioni facciali, anche di fortuna, per proteggersi dal COVID-19.

Quando i migranti si devono riscaldare i piedi bagnati, perché molti di loro hanno solo delle banali scarpe da ginnastica per ripararsi dalla neve, li mettono sul fuoco vivo; mentre altri si avvolgono come fagotti nelle coperte.

Ora, nell'unica tenda rimasta in piedi nel campo di Lipa, i profughi hanno posato del cartone sul pavimento e installato barriere improvvisate per la privacy. Queste sono soluzioni che si trovano da soli; perché quando le autorità li hanno temporaneamente trasferiti in una struttura chiusa nel centro della città di Bihac hanno ricevuto proteste dai residenti.

Per "scappare" verso l'Europa, cioè in Croazia, i migranti preferiscono le rotte impervie montuose, così hanno più possibilità di sfuggire ai violenti respingimenti della polizia croata.

In conclusione, i gruppi per i diritti umani hanno documentato da violazioni da parte delle autorità croate nel corso degli anni, comprese gravi percosse, aggressioni sessuali su rifugiati e migranti perpetrati su uomini, donne e minori. Nessuno è escluso dalle violenze!