#RottaBalcanica: migrante pakistano ucciso da una mina in Croazia
Un gruppo di 16 migranti pakistani, nel famigerato game per arrivare a Trieste passando in Slovenia, in un bosco tra la frontiera croata-bosniaca si è imbattuto in un vecchio campo minato frutto della guerra dei Balcani del '91-95; un migrante è deceduto e altri due sono rimasti gravemente feriti nell'esplosione. Non sono le prime vittime di mine dimenticate dal conflitto, diffatto tutto il confine è ancora disseminato di ordini inesplosi. Secondo dati ufficiali, dalla fine della guerra più di 200 persone sono state uccise da mine ancora innescate in vari campi.
Per prestare soccorso gli artificieri della polizia croata sono dovuti intervenire per sminare un'area larga 3 e lunga 500 metri, questa operazione è durata sei ore. I migranti soccorsi sono stati accompagnati nei campi profughi, la maggior parte di loro ha chiesto lo status di rifugiato in Croazia.
Altri migranti sono morti nel tentativo di guadare il fiume, o assiderati privi di equipaggiamento adeguato in accampamenti improvvisati nella boscaglia nella regione croata di Lika. Queste tragedie non fermano chi brama avere un futuro migliore.
Secondo varie ONG la Croazia sta facendo il lavoro sporco per conto terzi, cioè attuando respingimenti disumani e degradanti (trattandosi di un Paese ancora non facente parte dell'UE) con crimini che spesso rimangono impuniti con il favore degli Stati membri dell'UE. Se la Croazia è in trattative per entrare nell'area Schengen deve necessariamente cambiare i suoi metodi di pattugliamento delle frontiere, in quanto un Paese che rispetta i diritti delle persone in movimento non può torturare e massacrare profughi.
Dopo un report agghiacciante, la catastrofe di Bihac e Lipa in Bosnia-Herzegovina e le durissime critiche delle ONG, la Commissaria Europea degli Affari interni, Ylva Johansson è volata sul posto dicendo che è fondamentale riconoscere lo status di profugo a chi ne ha diritto; gli altri devono essere trattati in maniera dignitosa perché sono esseri umani come lo siamo tutti. La responsabilità dev'essere di ogni singolo Stato perché la Commissione Europea non ha le competenze e capacità per fare indagini sul campo. Gli Stati membri dell'UE non hanno ancora la volontà politica di trovare un accordo sulla crisi migratoria, di certo nessuno può essere lasciato solo nella gestione delle migrazioni.
L'istituto giuridico dei corridoi umanitari è ancora poco usato; invece è molto interessante perché è uno strumento sicuro e legale che permette il trasferimento e integrazione rivolto a migranti in condizione di particolare vulnerabilità.
Fonte:
https://www.rainews.it/tgr/rubriche/estovest/
https://www.infomigrants.net/en/post/30714/migrant-killed-by-balkans-war-landmine-in-croatia
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