#Omicron fa paura ai mercati

29.11.2021

La minaccia della nuova variante di SarsCov_2 soprannominato Omicron rappresenta una svolta di 180 gradi per il mercato finanziaria. Le conseguenze per le principali variabili di mercato sarebbero petrolio più economico, sollievo dall'inflazione, un nuovo ritardo nei rialzi dei tassi, ma con l'aggravamento di una ripresa economica troncata.

Fino a quando non ci saranno maggiori certezze sulla portata e l'aggressività dell'ultima variante, sarà impossibile prevederne l'impatto sui mercati e sull'economia. Nel giro di poche ore le prospettive dei mercati e dell'economia potrebbero capovolgersi.

Si passerà da uno scenario in cui l'inflazione era la principale minaccia, con prezzi del petrolio inarrestabili (che hanno costretto gli Stati Uniti ad annunciare il più grande rilascio di riserve della sua storia) e i primi rialzi dei tassi dietro l'angolo ad un altro quasi radicalmente opposto; dove i futures su materie prime e tassi di interesse mostreranno alcuni indizi su come potrebbe essere il nuovo scenario se il nuovo ceppo di COVID19 si confermasse più contagioso e resistente ai vaccini, qualcosa che è ancora oggetto di indagine.

Il primo tassello di questo nuovo scenario sarebbe nel mercato petrolifero. I future correggono intorno al 4% e scendono sotto i 90 euro per Mwh.

La minaccia di una variante immunitaria ai vaccini significherebbe un crollo della domanda di energia di fronte alla possibilità che vengano estesi severi blocchi alla circolazione delle persone. Per l'Unione Europea equivale a dire che i prezzi sono alla mercé dell'energia, a causa della dipendenza dall'estero.

La caduta del prezzo del greggio potrebbe continuare se i Paesi cominceranno ad attuare maggiori restrizioni alle frontiere per prevenire la diffusione della Omicron, limitando la mobilità internazionale e gravando sui consumi di carburante.

Lo scenario davvero apocalittico sarebbe l'attuazione di limitazioni alla mobilità interna, che sarebbe un duro colpo per i consumi di benzina e gasolio.

Il calo dell'energia e la maggiore incertezza sull'economia raffreddano le aspettative di inflazione nella zona euro o negli USA. Queste aspettative sono seguite da vicino dalle banche centrali, che cercano di mantenerle ancorate intorno al 2%, per non perdere il controllo dell'inflazione; anche se la previsione di prezzi dell'energia è già debole e con domanda moderata. Senza un aumento dell'inflazione all'orizzonte, la pressione sulle banche centrali per aumentare i tassi è ridotta.

L'indicatore CME FedWatch indica che il mercato anticipa il primo rialzo dell'incremento di 25 punti base del prezzo del denaro entro il 15 giugno 2022 e sconta un totale fino a tre rialzi dei tassi il prossimo anno. La situazione potrebbe mutare se la nuova variante avrà un impatto sia sulla fiducia che sulle infezioni nella più grande economia del mondo.

Fonte:
 
https://www.eleconomista.es/mercados-cotizaciones/noticias/11495900/11/21/Toda-podria-cambiar-para-los-bancos-centrales-la-inflacion-y-el-petroleo-con-la-nueva-cepa-de-covid.html 

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