Le migrazioni climatiche ed economiche possono essere un'opportunità per ricostruire e ripensare

02.01.2021
Map published on the website of the United Nations  Environment Programme (UNEP) in 2005.
Map published on the website of the United Nations Environment Programme (UNEP) in 2005.

Da anni il pianeta sta soffrendo il cambiamento climatico, questo causa sfollati e migranti climatici. Il Bangladesh non si sottrae a questi effetti disastrosi per l'intero pianeta.

Le grandi città oltre che prepararsi costantemente al cambiamento climatico, accolgono anche gli sfollati che provengono dalla costa devastata del paese dall'innalzamento del livello del mare e dalle tempeste. Per esempio, nella città portuale industriale di Mongla, situata nel Golfo del Bengala, contro le inondazioni e contro l'innalzamento delle maree, sono stati piantati diverse migliaia di alberi da ombra ed installato un sistema di altoparlanti in tutta la città che informa i residenti quando si verificano condizioni meteorologiche estreme. Secondo Sarder Shafiqur Alam, consigliere del sindaco della città, nel 2021 Mongla mira a rendersi ancora più "favorevole ai migranti", con piani per nuove strutture educative, alloggi e posti di lavoro.

Nel 2020, quasi quattro milioni di bengalesi sono stati costretti a lasciare le loro case a causa di condizioni meteorologiche estreme. La maggior parte finisce per dirigersi verso la capitale tentacolare e sovraccarica, Dhaka; oppure molti decidono di abbandonare il paese d'origine ed intraprendere viaggi estenuanti per cercare migliori condizioni di vita altrove. Tasneem Siddiqui, fondatore dell'Unità di ricerca sui movimenti migratori e rifugiati di Dhaka, parlando delle cosiddette "città secondarie, come Mongla e la città sud-occidentale di Khulna, afferma che la migrazione climatica rappresenta anche un'opportunità di rilancio economico; fornendo posti di lavoro e infrastrutture verdi resilienti, alleggerendo il carico di Dhaka. Il ricercatore bengalese ha detto che è: "un'opportunità per ricostruire e ripensare".

La geografia del Bangladesh e la popolazione in espansione, lo rendono assai suscettibile ai cambiamenti climatici. Anche molte altre nazioni stanno progettando soluzioni per trarne vantaggio per le loro città.

I dati stimano che entro il 2050 da 25 a un miliardo di persone si muoveranno a livello globale a causa delle condizioni estreme legate ai cambiamenti climatici, sia che si tratti di innalzamento del livello del mare, tempeste, siccità o calore invivibile.

Visto che le coste del Galles sono minacciate dall'innalzamento del livello del mare, l'UK sta valutando cosa fare con i suoi primi potenziali migranti climatici.

Inoltre, negli Stati Uniti, si prevede che il solo Texas accoglierà, da altri Stati federati, quasi 1,5 milioni di nuovi migranti entro il 2100, americani che scappano da condizioni meteorologiche estreme come quelle della Florida e della Louisiana. Buffalo nello Stato di New York si sta convertendo in un "rifugio climatico" per la Rust Belt, la Zona della Ruggine (gli Stati dell'Illinois e del Michigan), sulla base di modelli che dimostrano che avrà un clima più mite; tale città sta prendendo misure per attrarre i futuri migranti che vorranno sfuggire a climi più caldi e imprevedibili. In Alaska, dove da tempo, avviene la migrazione climatica in quanto si perdono abitazioni a causa dell'erosione costiera e del disgelo del permafrost, la città di Anchorage sta cercando di attuare politiche migratorie in questo senso, l'inclusione dei migranti attraverso programmi linguistici, un accesso equo ai trasporti che colleghi i migranti con gli alloggi, con il lavoro e combinando le competenze dei nuovi arrivati ​​con i posti di lavoro disponibili. Mara Kimmel, avvocatessa specializzata in immigrazione e first lady di Anchorage, afferma: "Se vogliamo costruire la resilienza, uno dei modi migliori per farlo è integrare le persone che hanno vissuto shock e stress", infatti: "La nozione di sopravvivenza e le competenze che ne derivano, sono cose che dobbiamo iniziare a riconoscere". Lei crede fortemente che i migranti stessi abbiano una capacità unica di trasformazione urbana - qualcosa di impossibile da misurare, ma vantaggioso per le città che li accolgono.

Nel 2019, una coalizione di dieci città - tra cui Los Angeles, Bristol, Freetown, Zurigo, Kampala e Milano - ha formato il Mayors Migration Council per sostenere i politici cittadini a tramutare le politiche internazionali sui rifugiati e sulle migrazioni in azioni a livello locale, a vantaggio sia dei residenti che dei nuovi arrivati. Da subito, i membri hanno riconosciuto che il cambiamento climatico sarà "in primo piano e al centro" nel guidare la migrazione urbana, afferma Vittoria Zanuso, direttrice esecutiva del Consiglio.

Nel 2021 crescerà la pressione affinché la trasformazione urbana soddisfi questa esigenza sempre maggiore.

Ciò significa attuare soluzioni differenti per città diverse. Il progetto Climate Migrants and Refugee, con sede in Canada, ora sta mappando lo sfollamento climatico all'interno e nello Stato della Columbia Britannica, in modo da poter fornire alle città raccomandazioni concrete su come prepararsi. Invece, per altri rimodellare le città vuol dire garantire l'equità dei migranti attualizzando i sistemi abitativi e di trasporto, in più promuovendo un mercato del lavoro diversificato, come nel suddetto caso del Bangladesh.

Per le metropoli postindustriali che attualmente necessitano una spinta economica, i migranti climatici rappresentano anche un'enorme possibilità di riforma. Su questo punto la Zanuso ha dichiarato: "Se le persone si trasferiscono lì, c'è un'opportunità per rivitalizzarsi accedendo a finanziamenti per lo sviluppo che forse non avrebbero potuto prima".

Alla luce di tutto ciò, la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo del 1948 tutela ogni tipo di migrazione per trovare migliori condizioni di vita altrove; di conseguenza se i governanti non vogliono avere migranti climatici ed economici, interni ed esterni, devono adottare pratiche concrete per bloccare o limitare e tamponare i cambiamenti climatici; perché di certo non esiste un "pianeta B"! Migrazioni climatiche ed economiche sono strettamente legate ai cambiamenti climatici.

Per altri approfondimenti:

#HumanRightsDay: ancora troppe violazioni della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo!

Fonte:

https://www.wired.co.uk/article/climate-migrant-cities 

Altri articoli affini:

#Africa: i ghiacciai si stanno sciogliendo

#WMO: avverte che non si deve prendere sotto gamba la crisi idrica globale

#BancaMondiale: circa 216 milioni di persone si sposteranno per motivi climatici nell'anno 2050

#MigrantsDay e #ForMigration Global Compact for Migration

World Migration Report 2020: i numeri della migrazione internazionale ai tempi di COVID-19

L’Italia riconosce i migranti climatici

Città del futuro post #COVID19: più sostenibili che guardano al sociale