#SDGs: lasciano i diritti collettivi dei popoli indigeni

17.03.2021

Nonostante l'attenzione verso la cultura degli indigeni, l'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile lascia indietro i diritti collettivi di questi popoli.

Da sempre, le popolazioni indigene, rispettano l'ambiente; questo atteggiamento si è rilevato molto meno dannoso in termini di degrado del pianeta. Oggi il mondo è sempre più orientato verso la tradizionale conservazione ambientale e la consapevolezza di ciò che può contribuire alle strategie di mitigazione del cambiamento climatico.

Il quinto rapporto sulla situazione dei popoli indigeni "Diritti a terre, territori e risorse", diffuso dal Dipartimento per gli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite (DESA), afferma che fino a quando territori e risorse non saranno garantiti in maniera davvero efficace, gli obiettivi di sviluppo non saranno raggiunti.

Il documento afferma che garantire la pienezza dei diritti e dei territori indigeni aiuterebbe a ridurre la povertà contribuendo alla sicurezza alimentare, oltre a stimolare investimenti in progetti sostenibili.

Il report indica che i progetti di sviluppo dannosi per l'ambiente minano i diritti degli indigeni al progresso e alla sicurezza, oltre a minacciare i territori e risorse di tali comunità. Inoltre, i loro diritti sono spesso sacrificati per investimenti che favoriscono il turismo di massa.

Lo studio presenta diverse raccomandazioni, tra le quali spiccano le seguenti:

  • Gli Stati dovrebbero includere il riconoscimento dei diritti consuetudinari o della proprietà delle popolazioni indigene sulle loro terre e risorse, inserendoli come diritto di possesso sicuro della terra nei rapporti sugli Obiettivi di Sviluppo;
  • I titoli di proprietà delle comunità indigene dovrebbero proteggere il loro diritto al consenso libero, preventivo e informato per partecipare a tutte le decisioni che riguardano le loro terre e risorse;
  • I governi dovrebbero ottenere più dati disaggregati per etnia e identità indigena attraverso censimenti e indagini sulle famiglie per affrontare meglio i problemi delle comunità specifiche nell'attuazione degli Obiettivi di Sviluppo;
  • I governi dovrebbero stabilire meccanismi permanenti, aperti e inclusivi per la consultazione, la partecipazione e la rappresentanza delle popolazioni indigene a livello locale, oltre ad attuare processi regionali, nazionali e internazionali relativi agli SDG per garantire che abbiano l'opportunità di contribuire e trarne vantaggio.

Secondo l'ONU, le popolazioni indigene corrono il rischio di vivere in povertà estrema quasi tre volte in più rispetto al resto delle persone. Infatti, attualmente rappresentano quasi il 19% dei poveri estremi che vivono con meno di 1,90 dollari al giorno.

Elliot Harris, Sottosegretario Generale del DESA, ha dichiarato: "L'Agenda 2030 offre opportunità per promuovere i diritti delle popolazioni indigene alle loro terre, territori e risorse, aiuterebbe anche a combattere il cambiamento climatico e a mitigare il suo impatto.". Harris ha anche spiegato che l'Agenda 2030 non riconosce pienamente i diritti collettivi in relazione a terre e risorse o alla salute, istruzione, cultura e stili di vita. In molte zone del mondo i diritti di queste comunità rimangono limitati o non riconosciuti; sono supportate legalmente ma i diritti non sono stati implementati o sono incoerenti. Gli attacchi alle comunità comportano migrazioni ed espropriazioni, e nel caso di popoli le cui terre varcano i confini nazionali anche apolidia. Si noti che le tutele collettive sono alla base delle comunità in questione, e che l'Agenda 2030 si fonda sui diritti umani.

Fonte:

https://news.un.org/es/story/2021/03/1489502  

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