Le persone con disabilità hanno un rischio di morte maggiore rispetto a quelle normodotate per cause evitabili

03.12.2022

Il Global report on health equity for persons with disabilities (Rapporto globale sull'equità sanitaria per le persone con disabilità) presentato in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità afferma che sono più inclini ad incontrare malattie croniche (asma, depressione, diabete, obesità, ictus, malattie del cavo orale e sessualmente trasmissibili) non per le loro condizione di disabilità, bensì per l'accesso iniquo alle cure (dipendente da fattori evitabili) e per questo hanno un'aspettativa di vita inferiore di 20 anni rispetto agli individui non portatori di disabilità; attualmente nel mondo i disabili gravi sono 1300 milioni (uno su sei). Praticamente il 16% della popolazione mondiale è disabile. Da che mondo è mondo i sistemi sanitari dovrebbero appianare le ingiustizie e le disuguaglianze per quanto riguarda l'accesso alla sanità per le persone con disabilità, non aumentarle.

Il suddetto documento stima che l'80% delle persone con disabilità viva in paesi a basso e medio reddito, dove i servizi sanitari sono limitati; tuttavia anche se le risorse sono ridotte si può agevolare l'accesso all'assistenza sanitaria. Il testo propone ai governi di tutto il mondo 40 misure, che vanno dalla creazione di infrastrutture fisiche alla formazione del personale sanitario. Se da una parte è fondamentale rendere pienamente accessibile i centri e le strutture mediche abbattendo tutte barriere architettoniche anche per evacuarle il più velocemente possibile in caso di necessità; dall'altra parte è altrettanto essenziale che il personale sanitario abbia la formazione e le competenze giuste per affrontare le disabilità dei pazienti ed agire di conseguenza. È dimostrato che investire in sistemi sanitari che includono la disabilità è redditizio; infatti l'OMS ha calcolato che i governi potrebbero avere un ritorno di circa 10 dollari per ogni dollaro investito nella prevenzione e nella cura delle malattie non trasmissibili riguardanti i soggetti con disabilità.

Inoltre, garantire l'equità sanitaria per le persone con disabilità potrebbe apportare ampi benefici per la sanità pubblica globale, cioè negli singoli Stati. Precisamente l'equità sanitaria sarebbe un volano per il raggiungimento della copertura sanitaria universale; se la salute pubblica nei suoi vari settori verrebbe gestita in modo equo ne gioverebbe l'intera popolazione ammalandosi di meno; l'equità sanitaria per i soggetti fragili servirebbe o meglio sarebbe una una componente centrale durante le emergenze sanitarie per proteggere tutti i cittadini. Dunque affrontare le disuguaglianze sanitarie delle persone con disabilità non sarebbe affine a sé stessa ma andrebbe anche a beneficio della collettività.

In conclusione la promozione dell'equità sanitaria per i disabili potrebbe raggiungere altre fasce fragili della popolazione (anziani, migranti e rifugiati, senzatetto) di uno Stato che spesso non riescono ad accedere a servizi sanitari neppure di base. Per cui i governi si devono muovere per garantire a tutte le persone con disabilità di godere appieno del diritto alla salute.

Per altri approfondimenti:

https://apps.who.int/iris/rest/bitstreams/1481486/retrieve  

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