#IusSoliSportivo: in Italia un diritto ancora troppo blando

08.08.2021

Durante le olimpiadi di Tokyo 2020 si è sentito parlare di ius soli sportivo, anche perché per l'Italia gareggiano atleti provenienti da ogni parte del mondo.

Ad oggi, in Italia esiste una normativa piuttosto blanda a riguardo, la legge n. 12 del 2016 "Disposizioni per favorire l'integrazione sociale di minori stranieri residenti in Italia mediante l'ammissione in società sportive appartenenti alle federazioni nazionali".

Tale legislazione prevede che i minorenni stranieri (di almeno 10 anni) regolarmente residenti in Italia possono essere tesserati presso le federazioni sportive "con le stesse procedure previste per il tesseramento dei cittadini italiani", competendo per l'Italia ma non possono essere convocati per le selezioni in nazionali perché non sono cittadini italiani. Per gareggiare nelle competizioni internazionali con la maglia azzurra devono aspettare il compimento del 18esimo anno di età, ed avviare un procedimento piuttosto macchinoso che può richiedere tempi molto lunghi.

Messo in questi termini lo ius soli sportivo è ingiusto. Sicuramente il limite di età è dettato dalla tutela dei minori da traffici illeciti (come avviene, in alcuni casi, per i giovanissimi calciatori provenienti dall'Africa); ma questo discrimina tanti altri giovani regolarmente registrati, perfettamente integrati ed ormai nati in Italia. Il concetto di "regolarmente" richiede che il minore sia in possesso di un permesso di soggiorno e sia iscritto all'anagrafe; ciò rappresenta un fattore discriminante per tutti quei adolescenti, che non essendo nati in Italia, vivendo da moltissimi anni in Italia e avendo una vita come i loro coetanei italiani però non posseggono la cittadinanza. Il Testo unico sull'immigrazione afferma che i minori non possono mai essere considerati giuridicamente irregolare, indipendentemente dalla posizione giuridica dei genitori. Allora il concetto di "regolarmente residenti" si deve interpretare valutando la dimora abituale e la semplice presenza del minore sul territorio, indipendentemente dalla condizione di regolarità o meno dei genitori.

È folle e aberrante, come ha detto Magalò, che in Italia non ci sia un vero ius soli sportivo; il Parlamento deve studiare una legge che sì tuteli i minori da traffici illeciti, ma allo stesso tempo che non discrimini nessuno. È assurdo che ragazzini che studiano nelle scuole italiane, parlano alla perfezione l'italiano ed abbracciano la nostra cultura e i nostri costumi, non possono essere selezionati per la nazionale perché sprovvisti della nazionalità. Chi scappa dal proprio Paese per qualunque tipo di necessità ha il diritto di rifarsi una vita migliore... Non è solo ad applaudirli quando vincono per l'Italia! Per fare riferimenti storici, c 'è da essere solidali con la dimostrazione che fecero Tommie Smith e John Carlos alle olimpiadi di Città del Messico, rivolta agli Stati Uniti.

Bisogna rammentare che l'Italia garantisce il diritto alla parità di trattamento con i minori italiani attraverso la dalla Convenzione ONU sui diritti del fanciullo.