#Bodyright: una campagna per porre fine alla #cyberviolenza

11.12.2021

L'Agenzia delle Nazioni Unite per la Salute delle Donne (UNFPA) ha lanciato la campagna "Bodyright" per porre fine all'aumento della violenza di genere online. È arrivato il tempo che i grandi colossi di Internet ed i politici adottino misure serie ed efficaci per contrastare la violenza digitale, che purtroppo danneggia enormemente chi la subisce.

La campagna vuole far percepire che le immagini con loghi prestabiliti e la proprietà intellettuale protetta da copyright sono più apprezzati e meglio protetti online rispetto alle foto di corpi umani senza alcun tipo di logo, che vengono spesso caricate su Internet senza consenso e utilizzate in modo improprio.

Il simbolo ⓑ - che può essere aggiunto a qualsiasi immagine direttamente tramite le storie di Instagram utilizzando adesivi o scaricandolo dalla pagina web - mira a responsabilizzare politici, grandi social network e singoli individui e contemporaneamente a diffondere il messaggio che le ragazze e donne, le razze ed etnie minoritarie, la comunità LGBTQ+ ed altri gruppi emarginati saranno protetti e non saranno più oggetto di crimini cibernetici.

Tali reati informatici stanno diventando la nuova frontiera per la violenza di genere, in quanto sono inarrestabili, senza confini e spesso anonimi. Disgraziatamente le persone non possiedono i loro corpi sul web.

Dal cyber-stalking e cyber-bullismo, all'incitamento all'odio, al cosiddetto doxxing (pubblicazione di informazioni private o identificative su un individuo) e all'uso non consensuale di immagini e video, come i deepfake (per cui un'immagine esistente di una persona viene alterata in tutti i modi possibili, spesso riescono a modificare anche le parole ma le foto o i video sembrano davvero reali); la violenza digitale è ormai consueta.

Vediamo un po' di dati. Nove donne su 10 riferiscono che la violenza online danneggia il loro senso di benessere. Più di un terzo delle donne afferma che la violenza informatica le ha portate ad avere problemi di salute mentale. La violenza digitale inibisce l'autentica espressione di sé e ha un impatto negativo sui mezzi di sussistenza, professionali ed economici. Tutto questo per dire che tale tipo di violenza mette a tacere soprattutto le voci delle donne.

Ancora oggi, tanti Stati sono privi di norme che rendano illegale la violenza cibernetica, lasciando a chiunque cerchi di rimuovere immagini di sfruttamento di se stesso con pochi diritti su cui rifarsi ed un lungo processo per coloro che cercano di far valere quei diritti che esistono. Togliere immagini da Internet è quasi impossibile perché ne spuntano sempre di nuove.

Gli Stati dovrebbero legiferare come hanno fatto per il copyright. Quando qualcuno viola tali norme le piattaforme digitali rimuovono immediatamente il contenuto, anche avendo escogitato modi per identificare e prevenire l'uso non autorizzato di materiale protetto da copyright. Le stesse tutele e ripercussioni dovrebbero estendersi anche alle persone e alle loro foto o video.

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