Un 25 aprile dolorosamente divisivo

25.04.2022

Per questo 25 aprile (almeno per me con un'aria particolarmente di profonda tristezza e dissapore per quello che sento sulla equidistanza e neutralità riguardo al conflitto russo-ucraino) voglio fare un excursus storico-giuridico riguardante la nostra Resistenza e Costituzione, scritta proprio da coloro che avevano combattuto il nazifascismo.

Fin da ora preciso che pur promuovendo sempre la pace tra i popoli e nel mondo, sono nettamente schierata a favore dell'Ucraina e con l'invio di armamenti anche pesanti perché a volte purtroppo per ottenere la pace bisogna fare la guerra. Questa è una cosa orribile e dilaniante per tutte le parti in conflitto, ma in casi estremi la violenza è l'unica soluzione possibile per non essere fagocitati dal proprio aggressore. Per me pace non significa resa calpestando le libertà ed autonomie legittime. Per me la pace non è qualcosa di univoco e non ci può essere diplomazia senza una reale volontà di dialogo. Anche noi abbiamo ricevuto armi da americani e inglesi per combattere "gli occupanti", io vedo molta poca differenza tra la nostra Resistenza e la "difesa territoriale ucraina" che è costituita da semplici cittadini che spesso non avevano mai imbracciato un K47 ma estremamente convinti a difendere la propria libertà e patria. Non vedo il motivo di non aiutare un popolo ed un esercito molto meno forte del suo aggressore che ha aggredito ed invaso uno Stato sovrano senza nessun motivo plausibile. Se la Federazione Russa avesse voluto rivendicare qualcosa, avrebbe potuto usare altre vie non fare una guerra, in questo modo sta uccidendo anche russofoni dicendo che vuole liberarli dai "nazisti ucraini". Quando si dice che mandare le armi per proseguire la guerra provoca altri morti, si fa il paio con quelli che dicono che la Resistenza è servita soltanto a fare altri massacri, perché tanto la guerra l'avrebbero vinta lo stesso gli inglesi e americani. Qui c'è una democratura che sta attaccando un Paese e che sta facendo credere al suo popolo che quella "operazione militare speciale" è una guerra giusta. Ma non è esattamente la stessa cosa che è successa a noi nel 1943? Sicuramente non bisogna dimenticare che il 25 aprile è la morte della dittatura e la nascita di una democrazia; però in un momento così terribile e delicato in cui pensa si parla degli eccidi che ci sono stati in Italia da parte dei nazisti, si deve anche pensare che finora solo a Mariupol si calcola che siano stati uccisi dai 6000 ai 10.000 civili e si continuano a scoprire nuove fosse comuni. Si deve essere estremamente vigilanti ed pronti a difendere i valori democratici. Putin da anni sta attuando idee similari al fascismo: esaltazione del nazionalismo, censura, repressione di ogni dissenso, culto della personalità, omofobia e persecuzione delle minoranze; non a caso tutti i partiti occidentali di estrema destra lo "corteggiano in maniera molto spudorata" pur essendo un uomo estremamente legato all'epoca sovietica quindi comunista.

Tornando al nostro 25 aprile... dopo la caduta del fascismo e l'armistizio dell'8 settembre inizia la guerra di liberazione. Civili e militari cominciano ad organizzare la Resistenza e a compiere azioni di guerriglia contro gli occupanti tedeschi. Le radio ufficiali e quelle clandestine diventando mezzi di comunicazione per trasmettere messaggi in codice oltre le linee nemiche e per supportare l'avanzata degli alleati. Nel frattempo Radio Londra trasmetteva messaggi speciali in codice all'organizzazione Franchi, in collegamento con l'intelligence britannica con il compito di organizzare gli aviolanci per l'armamento dei partigiani del Nord Italia; ripetendo ogni sera un testo di poche parole per alcune settimane e con l'ultimo messaggio segnalando che in quella notte i bombardieri avrebbero portato il carico e lanciato le armi.

Anche a Firenze il gruppo di partigiani che coordinava le attività della Resistenza con quelle degli Alleati, inviava centinaia di informazioni sulle fortificazioni e la dislocazione delle truppe tedesche lungo la Linea Gotica e per organizzare le brigate antifasciste fiorentine armate. In relazione a ciò gli inglesi costituirono un organismo chiamato SOE (Special Operations Executive), con il compito di collegarsi ai movimenti di resistenza per creare segretamente una forza disciplinata le cui operazioni potessero connettersi con quelle alleate; mentre gli Stati Uniti attribuirono questo compito al loro OSS (Office Strategic Services), l'antenato dell'attuale CIA.

Era fondamentale armare e addestrare i partigiani. Questo per superare la prima fase spontaneista ed arrivare ad organizzare in fretta azioni efficaci dal punto di vista militare appunto per liberare le città ed avere le vie di rifornimento sgombre ed accessibili.

Il 25 aprile del 1945 a Bologna ci fu una grande sfilata e il primo comizio della Liberazione, i partigiani sfilano e rendono le armi al comando militare americano. Disarmarli era una delle prime preoccupazioni degli alleati, infatti generali inglesi e americani ritenevano la Resistenza italiana un movimento più politico che militare e questo li rendeva diffidenti. L'OSS americano aveva rifornito di armi e generi di prima necessità, più i francesi che gli italiani; in quanto gli uomini del servizio segreto erano convinti che molte brigate italiane nascondessero armi e rifornimenti per servirsene alla fine della guerra.

Dal 1945 ci si immagina di essere un Paese che aveva vinto la guerra, invece l'Italia aveva perso. L'Italia aveva scatenato un'immane tragedia accanto a Hitler, dopo di che ci si ricorda solo l'unica esperienza che l'ha messa dalla parte giusta della storia. La Resistenza la si usa spesso come alibi per evitare di fare i conti con le tante responsabilità che c'erano state prima. Il nostro Paese non ha mai fatto i conti con il suo buio passato, questo per colpa di una profonda debolezza della politica.

Detto ciò, sul piano costituzionale l'articolo 11 della Costituzione proclama che: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo."; il che significa che l'Italia non può attaccare altri popoli ma se qualcuno ci attacca abbiamo il diritto legittimo di difenderci e a non dichiarare la resa incondizionata. Qui entra in gioco l'articolo 52 della Costituzione che al primo comma afferma che: "La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino". La difesa della patria è un dovere inderogabile dettato dalla solidarietà politica e riguarda tutte le persone anche gli apolidi e gli stranieri che vivono sul suolo italiano (come precisato da Corte cost. con sentenza n. 53/1967); mentre il termine "sacro" ha una connotazione dei principi supremi ed intangibili della nazione. Per cui non riconoscere questa sacralità anche ad altri popoli? Gli ucraini, anche molti russofoni, stanno difendendo la propria libertà e il territorio; oggi difendere e aiutare gli ucraini a difendersi vuol dire aiutare a mantenere un principio di legittimità e di sovranità territoriale. All'art. 52 Cost. è collegato l'articolo 78 che dichiara: "Le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari"; la deliberazione è un atto politico e ha efficacia immediata, giustificando l'applicazione di un sistema normativo particolare, chiamato diritto interno di guerra che può dare il via libera all'uso delle armi.

Per concludere e fare una riflessione vi voglio lasciare con le parole inequivocabili del nostro Presidente Mattarella riguardanti la Resistenza: "Il 25 aprile rappresenta la data fondativa della nostra democrazia [...]. A pagare furono, come non mai, le popolazioni civili, contro le quali, in un tragico e impressionante numero di episodi sanguinosi, si scagliò la brutalità delle rappresaglie. [...] La pretesa di dominare un altro popolo, di invadere uno Stato indipendente, ci riporta alle pagine più buie dell'imperialismo e del colonialismo. L'incendio appiccato alle regole della comunità internazionale appare devastante; destinato a propagare i suoi effetti se non si riuscisse a fermarlo subito, scongiurando il pericolo del moltiplicarsi, dalla stessa parte, di avventure belliche di cui sarebbe difficile contenere i confini. Per tutte queste ragioni la solidarietà, che va espressa e praticata nei confronti dell'Ucraina, deve essere ferma e coesa. È possibile che questo comporti alcuni sacrifici. Ma questi avrebbero portata di gran lunga inferiore rispetto a quelli che sarebbe inevitabile subire se quella deriva di aggressività bellica non venisse fermata subito. Dal "nostro" 25 aprile, nella ricorrenza della data che mise fine alle ostilità sul nostro territorio, viene un appello alla pace. Alla pace, non ad arrendersi di fronte alla prepotenza. A praticare il coraggio di una de-escalation della violenza, il coraggio di interrompere le ostilità, il coraggio di ritirare le forze di invasione. Il coraggio di ricostruire.".

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