Trump impone dazi del 30% all’UE: la nuova guerra commerciale?

Il 12 luglio 2025, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha rivolto una lettera ufficiale all'Unione Europea, annunciando l'entrata in vigore dal 1° agosto di dazi del 30% su tutte le importazioni europee. È un'azione che segna una svolta protezionista nella sua seconda presidenza, ma assume anche un significato politico e strategico ben più ampio.
È Una mossa nella cornice del "Liberation Day tariff". Questa decisione non nasce dal nulla: è l'evoluzione di una politica tariffaria che ha visto aumenti progressivi a partire dall'aprile scorso, quando Trump ha imposto un'aliquota generale del 10% sulle importazioni, più ulteriori dazi "reciprocati" a seconda del Paese. I 30% promessi per agosto rappresentano dunque un'ulteriore escalation in una strategia già in atto.
Trump motiva la decisione come risposta a due fattori principali:
- Squilibri commerciali persistenti: gli USA denunciano il deficit nei confronti dell'UE, definendolo una minaccia per la "sicurezza nazionale" .
- Ricatto economico: parla esplicitamente di aumento dei dazi se l'Europa reagisce con contromisure , un chiaro tentativo di prevaricazione negoziale.
Sul piano del diritto internazionale, questa impostazione sembra in forte contrasto con gli obblighi stabiliti dal GATT (General Agreement on Tariffs and Trade) e dal WTO, che vietano misure discriminatorie senza adeguata base legale o prove di dumping. Trump, tuttavia, rivendica un potere discrezionale basato su leggi interne come l'IEEPA (International Emergency Economic Powers Act), nonostante essa sia già stata impugnata da tribunali federali.
Il risultato è un cortocircuito tra sovranità statale e regole multilaterali, il cui esito si deciderà in tribunali internazionali o durante negoziati plurilaterali allo scadere del 1° agosto.
Ovviamente l'impatto sull'UE è stato molto forte. La lettera ha sconvolto i mercati e spinto l'UE a sospendere le contromisure previste per l'attesa fino a inizio agosto. Le industrie più esposte sono quelle del settore automotive: coinvolti grandi produttori come VW, BMW e Mercedes; quelle dell'agroalimentare e del lusso: vini, alimentari e beni di design europeo rischiano una pesante contrazione; quelle inerenti ai setttori del chemi‑farmaceutico e del macchinari: settori tradizionalmente integrati con la produzione USA. Questo può provocare una crisi apparente e la potenziale sfiducia reciproca tra i due blocchi.
Alla luce di questo sconfortante scenario economico l'UE ha risposto con pragmatismo e determinazione, cioè: mantenendo il dialogo ma pronta a ritornare alle contromisure tariffarie se le negoziazioni dovessero fallire; con la predisposizione di nuovi dazi su beni statunitensi per 70–85 miliardi di euro, inclusi macchine, aeromobili e prodotti agroalimentari, e con l'analisi dell'impiego dello strumento anti‑coercizione dell'UE per colpire servizi, protezione IP ed appalti pubblici USA.
Ci si deve augurare che questa sia solo una narrazione narrativa ed economica. Immaginiamo la scena: un negoziato serrato in cui la lettera di Trump – con la sua minaccia esplicita "30% dal 1 agosto" – diventa un'arma di pressione. L'UE, presa di sorpresa, cerca di restare unita, bilanciando l'esigenza di difesa del suo mercato con la volontà di non spazientirsi e non cadere nella ritorsione inefficace.
Quello che si gioca qui non è solo un conto economico, ma il paradigma dell'ordine economico globale: tra sovranità politica e cooperazione multilaterale, chi disegna le regole del commercio mondiale?
In conclusione la lettera di Trump è un promemoria potente: il commercio globale è al contempo pilastro della cooperazione e strumento geopolitico di pressione. Se gli Stati Uniti possono invocare la "sicurezza nazionale" a fini protezionistici, l'UE deve reagire non solo con contromisure tecniche, ma con un progetto strategico che:rafforzi la cooperazione multilaterale e il WTO; sviluppi una politica industriale europea comune, capace di difendere settori strategici senza bilanciamenti populisti; tuteli la stabilità giuridica e istituzionale del sistema commerciale, a difesa del benessere collettivo globale.