Loujain Al-Hathloul: la donna che voleva guidare in Arabia Saudita!
L'attivista saudita Loujain Al-Hathloul, classe 1989 con studi internazionali e la rivista Arabian Business l'ha nominata terza nella lista delle cento donne arabe più potenti del 2015, dopo 1.001 giorni di prigione è stata rilasciata; assieme a Nouf Abdulaziz, un altro attivista. Loujain in tre anni di carcere ha subito torture e sevizie; è tornata a casa emaciata, magra e con i capelli brizzolati.
Loujain è diventata la paladina dei diritti delle donne saudite.
Prima che la monarchia assoluta, nel 2018, revocasse il divieto di guida per le donne; l'attivista si era presa la patente negli Emirati, poi in seguito aveva postato un video sui social network dove guidava senza hijab nel suo paese per manifestare a favore della revoca del divieto.
Loujain è stata arrestata nel maggio 2018. Il tribunale antiterrorismo l'ha condannata alla fine dello scorso dicembre a cinque anni e otto mesi di prigione per "aver tentato di cambiare il sistema politico del regno e aver promosso un'agenda straniera usando Internet"; però difensori di diritti umani hanno respinto le accuse come "infondate".
Il verdetto includeva la sospensione di una parte della pena in apparente attenzione alla sua fragile salute dopo lo sciopero della fame che ha effettuato lo scorso novembre per chiedere che le fosse permesso di comunicare con la sua famiglia. Dopo aver scontato il tempo trascorso in detenzione preventiva, il suo rilascio era previsto prima di marzo.
L'attivista ovviamente non è libera ed è soggetta a numerose restrizioni, è limitata negli spostamenti, le è proibito di comunicare con i media, di far attivismo o viaggiare all'estero.
La corte d'appello ha confermato la decisione del tribunale penale che ha respinto le accuse di tortura e ha accettato l'argomento del giudice secondo cui l'onere di provare i maltrattamenti ricadeva su Loujain. Per il tribunale le dichiarazioni dell'attivista non sono state sufficienti, dal momento che non era stata in grado di identificare i responsabili di trovandosi incappucciata; ma ha subito waterboarding, percosse e scosse elettriche tra maggio e agosto 2018.
È auspicabile che Loujain e tutte le altre attiviste per "le donne al volante" siano effettivamente rilasciate e libere; dopo tutto rivendicano solo la libertà di potersi muovere in completa autonomia.