#LavoroMinorile: anziché diminuire è aumentato

18.05.2022
© UNICEF/Frank Dejongh
© UNICEF/Frank Dejongh

In questi giorni, a Durban (Sudafrica), si sta svolgendo la 5a Conferenza mondiale sull'eliminazione del lavoro minorile, patrocinata dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO). Dagli incontri che si stanno susseguendo è stato evidenziato che la povertà è la principale causa del lavoro minorile.

I dati registrati a tal proposito rilevano che, a livello globale, attualmente circa 160 milioni di bambini sono impiegati in attività lavorative, praticamente uno su dieci; purtroppo la pandemia SarsCov_2 ha amplificato questa problematica in quanto ha esacerbato le disuguaglianze ed aumentato le carenze nelle famiglie più povere. La crescita di questo fenomeno - accentuata nella fascia di età da cinque a undici anni che rappresentano più della metà di tutti i casi - può creare un'inversione di marcia di anni di progressi compiuti per sradicare il lavoro minorile, che è inaccettabile in ogni circostanza. Per quanto riguarda i bambini ed adolescenti di età compresa tra cinque e 17 anni che svolgono mansioni pericolose, il numero è aumentato da 6,5 milioni a 79 milioni. Disgraziatamente negli ultimi quattro anni 8,4 milioni di bambini si sono uniti ai minori lavoratori ed altri milioni potrebbero cadere in questo vortice che preclude un'infanzia leggera e serena. Il lavoro minorile è un nemico dello sviluppo e del progresso; nessuna economia può essere considerata performante se il suo successo e la sua ricchezza sono stati costruiti sulle spalle dei più piccoli.

Ma che tipo di lavori eseguono i bambini? La maggioranza vengono impiegati nel settore agricolo rappresentando il 70% (112 milioni), seguito da quello dei servizi con il 20% (31,4 milioni) e da ultimo quello industriale con il 10% (16,5 milioni). Ovviamente se vanno a lavorare tolgono tempo all'istruzione, infatti quasi il 28% dei bambini dai cinque agli undici anni e il 35% di quelli dai 12 ai 14 anni non riescono ad andare a scuola. Un altro dato rilevante è che indipendentemente dall'età i maschi più delle femmine soffrono questo fenomeno, però se si considerano i lavori domestici svolti per 21 ore o più a settimana, la forbice si restringe. Un'altra considerazione importante che fa pensare a dove maggiormente si annida la povertà è la seguente: il lavoro minorile nelle aree rurali (14%) è quasi tre volte più frequente che nelle aree urbane (5%).

Alla luce di tutti gli elementi precedentemente esplicati l'obbiettivo comune è ritornare ai progressi effettuati, anche per estirpare il lavoro minorile entro il 2025 da tutto il mondo. Per realizzare questo traguardo servono azioni ad ampio spettro, quali: promuovere un'adeguata protezione sociale per tutto ciò che include gli assegni familiari universali; aumentare la spesa per l'istruzione gratuita e di qualità, al fine di facilitare il ritorno di tutti i bambini a scuola, compresi quelli che non andavano a scuola prima della pandemia di COVID-19; far sì che gli adulti di un nucleo familiare abbiano un lavoro con un reddito dignitoso, affinché i più piccoli non siano costretti a lavorare per aiutare il sostentamento della famiglia; eliminare le norme di genere inefficaci e discriminanti che portano al lavoro minorile; aumentare gli investimenti nei sistemi di protezione dell'infanzia, nello sviluppo del settore agricolo, nei servizi pubblici rurali, nelle infrastrutture e nei mezzi di sussistenza.

Fonte:

https://www.5thchildlabourconf.org/en