L’aumento delle disuguaglianze si riflette sul mercato del lavoro

24.05.2022

Si sa che i lockdown per la pandemia hanno strozzato il mercato del lavoro in tutto il mondo; ultimi dati rilevati dall'ILO indicano un deficit di 112 milioni di posti di lavoro a tempo pieno nel primo trimestre del 2022 rispetto agli ultimi tre mesi prima del COVID-19 (da ottobre a dicembre 2019).

    Nell'ultimo trimestre del 2021 si è vista un'eccellente ripresa, ma poi nel primo del 2022 il numero di ore lavorate a livello globale al 3,8%, tasso al di sotto dei livelli pre-pandemia. Tale battuta d'arresto è dovuta a molteplici fattori: le crescenti disuguaglianze sia all'interno che tra Stati, l'inflazione, le turbolenze finanziarie, l'indebitamento eccessivo e le interruzione delle catene di approvvigionamento globali. Come se non bastasse a questa congiuntura economica si sono aggiunti gli ultimi eventi belligeranti in Ucraina, i quali non favoriranno il mercato del lavoro nei prossimi mesi anche per via della conflagrazione.

In questo quadro piuttosto deprimente una menzione particolare va riservata alla marcata differenza tra i Paesi ricchi e quelli poveri; infatti se le economie ad alto reddito hanno registrato una ripresa più veloce delle ore lavorative, invece in quelle a basso e medio reddito nel primo trimestre del 2022 c'è stato un calo rispettivamente del 3,6% e del 5,7% rispetto al trimestre di riferimento precedente alla crisi, inoltre c'è un forte rischio di un ulteriore peggioramento. Ciò è aggravato dal fatto che in alcune nazioni la precaria situazione fiscale dovuta alla crisi derivata dalla pandemia, in aggiunta alla controversa sostenibilità del debito, provoca incertezza nelle imprese e priva i lavoratori di una protezione sociale adeguate. Da questo si capisce che l'impatto, soprattutto negli LDC, sarà devastante e potrebbe tradursi in complicazioni sociali e politiche.

Detto questo, gli effetti nel mondo del lavoro causati da due anni di crisi pandemica sono ancora tanti, in particolare: il 75% dei lavoratori non ha recuperato il reddito che aveva prima dell'emergenza sanitaria; il divario di genere delle ore lavorate si è ampliato, specialmente nei Paesi a basso e medio reddito, tale fenomeno ha colpito maggiormente le donne senza una copertura contrattuale; nei Paesi industrializzati i posti di lavoro sono aumentati ma in modo sproporzionato rispetto alla forza lavoro, viceversa in molte nazioni si registra un'elevata disoccupazione e manodopera sottoutilizzata; le interruzioni della produzione e del commercio accentuate dal conflitto in Ucraina hanno provocato l'impennata dei prezzi alimentari e delle materie prime, nuocendo le famiglie povere e le piccole imprese, soprattutto nell'economia informale.

Ma a tutto c'è rimedio. Infatti è importantissimo sostenere il potere d'acquisto e il tenore di vita dei lavoratori e delle loro famiglie con misure tempestive ed efficaci; aprire dialoghi urgenti tra governi e parti sociali per attuare adeguamenti salariali equi, rafforzare i sistemi di protezione sociale e sostenere il reddito e la sicurezza alimentare ove necessario; effettuare un adeguamento delle politiche macroeconomiche per far fronte alle pressioni legate all'inflazione e alla sostenibilità del debito, guidando nel contempo una ripresa inclusiva e ricca di posti di lavoro; prestare assistenza ai gruppi e ai settori più colpiti, con particolare attenzione ai lavoratori vulnerabili e a coloro che passano dall'economia informale a quella formale; attuare politiche settoriali ben concepite e a lungo termine che promuovano la creazione di posti di lavoro dignitosi e green, che sostengano la sostenibilità e l'inclusione e aiutano le imprese, in particolare quelle micro, piccole e medie.

Fonte:

https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/---dgreports/---dcomm/---publ/documents/publication/wcms_845642.pdf<br>