#Iran: ha ratificato una legge palesemente anti-abortista
Una commissione di Esperti di diritti umani dell'ONU ha chiesto all'Iran di abrogare la "Legge sulla Popolazione Giovanile e sulla Protezione della Famiglia" perché limita severamente l'accesso all'aborto, ai contraccettivi e ai servizi di sterilizzazione volontaria; violando il diritto internazionale. Per gli avvocati dell'ONU tale nuova normativa, ratificata all'inizio di novembre, mira ad aumentare il tasso di fertilità così negando apertamente i diritti sessuali e riproduttivi delle donne.
Per aumentare il numero delle nascite il governo iraniano sta utilizzando il diritto penale come strumento per limitare i diritti delle donne. Questo farà crescere le gravidanze indesiderate con gravi conseguenze economiche e sociali ergo anche discriminatorie e d'uguaglianza per le ragazze e donne, oltre a cercare "soluzioni sotto banco" con gravi rischi per la salute delle stesse. Le conseguenze di questa legge saranno disastrose per il diritto alla salute e rappresenteranno una svolta allarmante e regressiva di un governo che era stato elogiato per i suoi progressi nel campo della legislazione sanitaria. In più c'è delusione per il ritardo nell'adozione del disegno di legge sulla protezione delle donne contro la violenza.
L'articolo 61 della norma contiene una disposizione vagamente formulata che stabilisce che se gli aborti vengono praticati su vasta scala, sono inclusi come un crimine di "corruzione sulla terra" che comporta la pena di morte.
Inoltre lede addirittura Ia libertà di espressione in quanto rende illegale l'accesso a una serie di servizi di salute riproduttiva e allo scambio di informazioni sui diritti riproduttivi; praticamente equivale alla strumentalizzazione del corpo delle donne e della loro capacità riproduttiva.
La suddetta normativa vieta persino la distribuzione gratuita di prodotti contraccettivi ed impone il divieto di sterilizzazioni volontarie per uomini e donne; questa misura colpirà maggiormente il sesso femminile, soprattutto chi è vittima ed emarginata per violenza sessuale.
Poi limita anche i test diagnostici prenatali. Il Ministero della Salute istituirà un sistema che raccoglierà informazioni su tutte le persone che si recano nei centri medici per sottoporsi a cure di fertilità, gravidanza, parto e aborto; questo sistema di schedatura è apparentemente pensato per ampliare il monitoraggio della gravidanza e scoraggiare gli aborti, però di fatto è una forma di "dittatura sanitaria" per schedare e controllare i cittadini - per inciso - tanto famigerata ora in occidente per motivi ben più futili. Limitare l'accesso delle donne a beni e servizi contraccettivi gratuiti porterà a gravidanze indesiderate e ad un'elevata mortalità materna.
Come se non bastasse la norma in questione restringe fortemente le già limitate eccezioni al divieto di aborto previste dal codice penale e rimetterà nelle mani di un collegio composto da un giudice, un medico e un forense le decisioni finali sull'aborto terapeutico in caso di minaccia alla vita delle donne in gravidanza o anomalie fetali; la decisione di abortire spetta solo alla gestante coadiuvata dal suo medico. Penalizzare l'IVG non diminuisce assolutamente il numero degli aborti.
Dati ufficiali mostrano che ogni anno in Iran vengono praticati dai 300.000 ai 600.000 aborti illegali. Tale pratica medica non sicura è stata riconosciuta come una forma di violenza di genere secondo il diritto internazionale.
L'ONU ha avvertito che monitorerà da vicino "l'impatto di questa legge sulle morti materne" e che garantirà la responsabilità "per non aver agito con la dovuta diligenza per prevenire la morte di donne e ragazze con gravidanze a rischio, o la morte di quelle che si sottopongono ad aborti non sicuri". Esorta il governo depenalizzare immediatamente questa legge e ad adottare misure per porre fine alla criminalizzazione dell'aborto e garantire che le donne possano accedere a tutti i servizi sanitari necessari (in un ambiente sicuro) compresa l'assistenza alla salute sessuale e riproduttiva sicura, coerentemente con i diritti umani.
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