In #Kazakistan si stanno violando i diritti umani

07.01.2022

Il portavoce del Segretario Generale dell'ONU, Stéphane Dujarric, ha affermato che l'Organizzazione continuerà a monitorare attenzione la situazione del Kazakistan.

Dujarric ha confermato diversi contatti tra l'ONU e le autorità del Paese; ci sono stati contatti tra Rappresentante Speciale per l'Asia Centrale Natalia Gherman e il Vice Ministro degli Esteri, Mukhtar Tileuberdi.

L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti umani, Michelle Bachelet, ha invitato le forze di sicurezza, i manifestanti ed altri soggetti coinvolti ad astenersi dalla violenza e cercare una soluzione pacifica ed esercitare moderazione.

Ad Almaty, per esempio, le forze armate hanno ucciso dozzine di manifestanti; inoltre, secondo quanto riferito, quasi 1.000 persone sono state ferite nelle proteste. Proteste iniziate quando il governo ha alzato il tetto massimo del prezzo del GPL, che a molti serve per le loro auto e per il riscaldamento. Questi disordini si sono diffusi facendo riemergere rimostranze politiche di vecchia data. Il ministero dell'Interno ha informato che 12 agenti delle forze dell'ordine sono morti nei disordini e 317 agenti di polizia e membri della Guardia Nazionale sono rimasti feriti.

La polizia antisommossa ha usato gas lacrimogeni e granate stordenti negli scontri con i manifestanti per soffocare le proteste; di contro, i manifestanti hanno assaltato alcuni edifici governativi e stazioni di polizia appiccando loro fuoco. In più, il 6 gennaio, sono scoppiate intense sparatorie tra i militari ed individui armati di fronte al municipio di Almaty. Ora, in tutto lo Stato, è stato dato l'ordine di sparare a vista e ci sono migliaia di detenzioni arbitrarie.

L'uso della forza deve essere soggetto a rigidi requisiti di necessità e proporzionalità. Il diritto internazionale è chiaro: le persone hanno diritto a manifestare pacificamente e alla libertà di espressione.

Le autorità kazake hanno dichiarato lo stato d'emergenza in tutto il Paese che rimarrà in vigore almeno fino al 19 gennaio.

Le autorità del Kazakistan hanno chiesto aiuto "per rimettere l'ordine nel Paese" ai suoi alleati dell'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO); un patto regionale che include Russia, Bielorussia, Tagikistan, Kirghizistan ed Armenia.

Gli Stati hanno il diritto di dichiarare lo stato di emergenza, però qualsiasi deroga ai diritti umani è soggetta a rigorosi requisiti di necessità e proporzionalità. Il diritto alla vita, il divieto di tortura e altri maltrattamenti e la detenzione arbitraria, non sono inderogabili per nessun motivo.

Fonte:

https://news.un.org/en/story/2022/01/1109252