Giornata Mondiale dell’HIV: prevenzione, salute e responsabilità pubblica

01.12.2025

La Giornata Mondiale dell'HIV/AIDS ricorre ogni anno per ricordarci che la lotta al virus non è solo una sfida sanitaria, ma un dovere collettivo fondato sul diritto alla salute, sull'informazione corretta e sull'eliminazione dello stigma. In Italia, il quadro costituzionale pone un principio inequivocabile: l'art. 32 Cost. tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, imponendo alle istituzioni di predisporre strategie efficaci di prevenzione e campagne educative rivolte soprattutto alle fasce giovanili. La prevenzione resta l'arma più solida: corre l'obbligo di ricordare che il contagio si contrasta attraverso l'uso sistematico del preservativo, l'accesso ai test diagnostici gratuiti e anonimi — garantito dal Servizio Sanitario Nazionale — e la disponibilità, sempre più ampia, di strumenti farmacologici come la PrEP e la PEP. Questi interventi sono espressione diretta dei livelli essenziali di assistenza (LEA) e rientrano nelle competenze concorrenti di Stato e Regioni ex art. 117 Cost., chiamate a collaborare per assicurare servizi uniformi e realmente accessibili.

Un nodo centrale riguarda l'informazione rivolta ai giovani: l'art. 2 Cost. riconosce i diritti inviolabili della persona e pretende che la Repubblica ne garantisca lo sviluppo, anche attraverso un'educazione sessuale completa, scientificamente fondata e priva di moralismi. La mancanza di programmi strutturati nelle scuole rappresenta ancora oggi una vulnerabilità che espone gli adolescenti a rischi evitabili. Le istituzioni scolastiche, nell'ambito dell'autonomia didattica e della libertà di insegnamento tutelata dall'art. 33 Cost., dovrebbero assumere un ruolo più attivo, collaborando con ASL e associazioni specializzate per diffondere conoscenze sui comportamenti protettivi, sulla natura dell'HIV, e sull'importanza della diagnosi precoce. Combattere la disinformazione significa anche contrastare lo stigma, che ancora oggi pesa su chi convive con il virus. La Legge 135/1990 — primo pilastro normativo della risposta italiana all'HIV — poneva proprio su informazione, prevenzione e tutela dei diritti della persona i suoi assi fondamentali, stabilendo che ogni intervento debba rispettare la dignità, la riservatezza e l'autodeterminazione di ciascuno.

Sul piano internazionale, la Strategia ONUSIDA 2021-2026 e gli impegni dell'Agenda 2030 (Goal 3: "Salute e benessere") ricordano agli Stati l'obiettivo di azzerare le nuove infezioni entro il 2030. Ciò richiede politiche pubbliche capaci di raggiungere concretamente le popolazioni più esposte: giovani, migranti, uomini che hanno rapporti sessuali con uomini, persone trans, lavoratrici e lavoratori del sesso. Un obiettivo che non può essere perseguito senza servizi territoriali forti, senza accesso gratuito ai condom e ai test, senza una comunicazione istituzionale adeguata ai linguaggi contemporanei — soprattutto digitali — e senza affrontare con coraggio il tema dell'educazione alle relazioni affettive e sessuali.

La Giornata Mondiale dell'HIV è dunque una chiamata alla responsabilità: individuale, collettiva e istituzionale. Significa riaffermare che la salute è un diritto e non un privilegio, che la conoscenza protegge più di qualunque stigmatizzazione, e che un Paese maturo si giudica anche dalla capacità di garantire ai giovani strumenti per vivere la propria sessualità in sicurezza, consapevolezza e rispetto. La prevenzione non è mai una rinuncia: è un atto di cura verso sé stessi e verso la comunità. E oggi più che mai — alla luce dei principi costituzionali e delle responsabilità pubbliche — rappresenta un investimento necessario per una società più sana, informata e giusta.