#Foibe: uno scempio della storia europea per troppo taciuto

10.02.2021

Purtroppo per troppo tempo le foibe sono state una pagina nera e taciuta della storia europea, non solo della nostra; sì perché non è stato solo un genocidio di decine di migliaia di istriani-dalmati italiani, ma anche di sloveni di etnia germanica, sloveni cattolici e oppositori politici del regime titino.

Le foibe sono fenditure carsiche usate come fosse comuni dalle milizie della Jugoslavia di Tito alla fine della seconda guerra mondiale.

Dal 2005 il 10 febbraio è il "Giorno del Ricordo", per ricordare i quasi ventimila italiani torturati, assassinati, costretti all'esodo dalle ex province italiane della Venezia Giulia, dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia e infoibati; per quasi sessant'anni tali nefandezze storiche sono passate sotto silenzio.

Dopo lo sfaldamento delle Forze Armate italiane nel 1943, al confine con i Balcani cioè con Croazia e Slovenia, i cittadini italiani non si sono più sentiti protetti ma traditi dallo Stato italiano.

Con l'armistizio dell'8 settembre 1943 ci fu la prima ondata di violenze; in Istria e in Dalmazia i partigiani jugoslavi di Tito si vendicarono contro i fascisti che nell'intervallo tra le due guerre, avevano imposto un'italianizzazione forzata reprimendo e osteggiando le popolazioni slave locali. Con il crollo del regime mussoliniano, i fascisti e tutti gli italiani non comunisti vennero considerati nemici del popolo, prima torturati e poi gettati nelle foibe. Morirono, si stima, circa un migliaio di persone. Dopo di che furono perseguitati e infoibati anche civili, gente che con la guerra non aveva niente a che fare; perché Tito voleva riconquistare i territori fino all'Isonzo, terre negate all'ex Jugoslavia alla fine della prima guerra mondiale. I titini invasero Fiume e tutta l'Istria interna, però non riuscirono a prendere zone strategiche come il porto e le fabbriche di Trieste.

Nel dicembre 1945 il Primo italiano Alcide De Gasperi presentò agli Alleati una serie di nomi di 2.500 deportati dalle truppe jugoslave nella Venezia Giulia e 7.500 scomparsi. In realtà i numeri furono ben più alti, nel periodo tra il 1943 e il 1947 gli omicidi e deportati italiani furono almeno 20 mila e gli esuli costretti a lasciare le loro case 250 mila.

In Slovenia si registrò anche l'esodo, accompagnato da uccisioni massa, della minoranza di lingua tedesca insediata da secoli nella regione di Gottschee, oggi chiamata Kocevje. Tito fece anche strage di partigiani sloveni non comunisti, ma anche di cattolici e liberali. Tito come tutti i dittatori aveva paura della democrazia. Si dice che a Lubiana e lungo le autostrade slovene e croate ci siano enormi cimiteri segreti, oltre che migliaia di sloveni non legati al regime siano gettati nelle foibe; purtroppo in Slovenia e in Croazia questi orrori continuano a passare sotto silenzio; solo ora alcune associazioni e storici si stanno preoccupando, con alte tecniche forensi, di portare alla luce tali scempi della storia.

Gli omicidi avvenivano in maniera spaventosamente raccapricciante. Per risparmiare proiettili le persone venivano legate l'un l'altra con un lungo fil di ferro stretto ai polsi, e schierati sugli argini delle foibe. Si apriva il fuoco trapassando, a raffiche di mitra, non tutto il gruppo, ma soltanto i primi tre o quattro della catena, i quali, precipitando nelle cavità, morti o gravemente feriti, trascinavano con sé gli altri sventurati, chi si prendeva il colpo in testa era considerato il fortunato perché non era costretto ad una lenta agonia sui cadaveri dei loro compagni. Ci sono stati anche di persone sopravvissute, in quanto legate male sono riuscite a slegarsi, hanno calpestato gli altri ed infine risalito la parete della foiba.

La questione italo-jugoslava si concluse con la firma del trattato di pace di Parigi il 10 febbraio 1947. L'Italia consegnò all'ex Jugoslavia Zara, Fiume, la Dalmazia e l'Istria, le isole del Quarnaro e una parte della provincia di Gorizia.

Bisogna sempre combattere i totalitarismi che siano di sinistra, destra o religiosi perché privano della libertà, della cultura e del libero pensiero; queste son tutte cose che creano povertà e malessere sociale.

Ora agli esuli e ai parenti delle vittime non basta più il Giorno del Ricordo, chiedono verità e giustizia!

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