2 giugno: Festa della Repubblica. La scelta che ci ha resi liberi

Il 2 giugno del 1946 l'Italia voltava pagina. Per la prima volta nella sua storia, il popolo italiano – uomini e donne insieme – fu chiamato a esprimersi direttamente, mediante referendum istituzionale, sulla forma dello Stato. A settantotto anni di distanza, quella data continua a rappresentare la nascita simbolica e giuridica della nostra democrazia costituzionale.
Una data fondativa, che segna non solo il superamento della monarchia, ma l'avvio di un percorso collettivo verso la piena cittadinanza, l'uguaglianza, il rispetto della legalità e dei diritti fondamentali.
Una conquista collettiva: il suffragio universale
Il referendum del 2 giugno 1946 rappresentò anche una svolta radicale dal punto di vista della parità di genere: per la prima volta, le donne italiane votarono su scala nazionale, esercitando un diritto che per troppo tempo era stato loro negato. Fu un atto fondante di democrazia sostanziale, in cui l'intero corpo civico, e non solo una sua parte, contribuì a decidere le sorti del Paese.
La Repubblica nacque, dunque, non solo dalla scelta tra due forme di Stato, ma anche da una nuova idea di cittadinanza attiva, inclusiva, partecipata.
Repubblica come progetto, non solo forma
La Repubblica italiana non è soltanto un assetto istituzionale che ha preso il posto della monarchia: è un progetto politico, giuridico e culturale. Lo stabilisce con chiarezza l'articolo 1 della Costituzione: «L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro». È una formula che indica un modello di Stato basato sulla sovranità popolare, sul rispetto della persona e sulla centralità dei diritti sociali.
La Corte costituzionale ha riconosciuto il carattere fondante e strutturale di questo principio sin dalla sentenza n. 1 del 1956, affermando che «la sovranità popolare trova nella Costituzione i suoi limiti e le sue forme di esercizio». Ciò significa che la volontà del popolo è sovrana, ma sempre nel quadro dei diritti inviolabili e dei valori costituzionali.
Anche l'art. 3 Cost., nella sua seconda parte, richiama lo Stato a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono l'effettiva partecipazione alla vita politica, economica e sociale. La Consulta, nella sentenza n. 198 del 2012, ha chiarito che «l'uguaglianza non è soltanto un dato formale, ma un obiettivo da perseguire mediante l'azione positiva dei pubblici poteri».
In questa visione dinamica e sostanziale, la Repubblica è un patto civico da rinnovare ogni giorno, attraverso l'attuazione dei diritti, la rimozione delle discriminazioni e la promozione della giustizia sociale. Dove questi obiettivi vengono disattesi, la Repubblica si svuota di senso. Difendere la Repubblica, dunque, significa rendere viva la Costituzione nei fatti, non solo nei testi.
Simboli e memoria: perché continuare a festeggiare
La Festa della Repubblica non è un esercizio di nostalgia né un rituale vuoto. È un momento di memoria attiva, che ci invita a ricordare le lotte antifasciste, il valore della partecipazione, il lungo e difficile cammino della ricostruzione democratica. Celebrare il 2 giugno significa riconoscere che la democrazia non è mai conquistata una volta per tutte, ma va difesa, giorno dopo giorno, contro ogni forma di indifferenza, autoritarismo o disuguaglianza.
Il corteo solenne, l'alzabandiera, il discorso del Presidente della Repubblica non sono semplici gesti formali: sono segni di un'identità costituzionale condivisa, che trova la sua massima espressione nel rispetto dei diritti e dei doveri di cittadinanza.
Un impegno quotidiano
Essere cittadini e cittadine di una Repubblica democratica significa assumersi la responsabilità della convivenza civile. Ogni giorno, nei tribunali, nelle scuole, negli ospedali, negli spazi pubblici e nei rapporti personali, siamo chiamati a costruire una società fondata sull'art. 2 della Costituzione, che riconosce e garantisce i diritti inviolabili della persona, ma anche richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Difendere la Repubblica significa battersi per l'uguaglianza, per l'accessibilità, per la libertà d'espressione, per il rispetto della diversità. Significa anche educare al senso civico, alle istituzioni, alla legalità costituzionale.
Per chi crede nel diritto, per chi sogna una giustizia più equa e una democrazia più viva, la Festa della Repubblica è un appuntamento di coscienza, non di circostanza.
🟦 "La Repubblica vive se vive la partecipazione" – potremmo dire, parafrasando Calamandrei. E oggi più che mai, abbiamo bisogno di cittadine e cittadini che partecipano, che vigilano, che costruiscono.