Primavere arabe: ancora parecchie stagioni per sbocciare in democrazie libere

14.12.2020

Purtroppo a dieci anni dalle proteste delle cosiddette "primavere arabe" il North Africa and Middle East ha ancora molte problematiche rispetto ai diritti politici, economici, civili e sociali.

In Egitto, Libia, Siria e Yemen quelle piazze, piene di sogni e di ideali, sono state represse con violenze e con guerre sanguinarie; laddove sono riuscite a deporre il regime, poi non hanno saputo gestire la transizione verso la democrazia. Inoltre l'occidente è intervenuto solo dove ha forti interessi economici-politici, poi ha girato la testa dall'altra parte.

In questo contesto, solo il sacrificio dell'ambulante tunisino Mohamed Bouazizi ha dato frutti. Infatti la piccola Repubblica semipresidenziale del Nord Africa (Paese più scolarizzato dell'area), dopo aver deposto il dittatore presidente Zine el-Abidine Ben Ali è riuscita a costruirsi una fragile democrazia; complice il fatto che l'esercito non era entrato a gamba tesa nelle proteste di piazza. Il Capo di Stato Maggiore, Richad Ammar, durante un intervento all'Assemblea costituente disse: "Siamo fedeli alla costituzione del paese. Difenderemo la costituzione. Non travalicheremo i suoi confini".

Subito dopo la rivoluzione, Ennahda partito filo confessionale, tentò di spingere l'Assemblea costituente verso una teocrazia; ma l'attivismo laico democratico ebbe la meglio con un compromesso fra modernisti e islamisti. Alle ultime elezioni del 2019 il fondamentalismo, il populismo e i conservatori hanno fatto presa sul disagio economico della popolazione più povera. La crisi pandemica da SarsCov_2 ha gettato ancora più nel baratro un paese che vive di turismo. Dieci anni dopo la Tunisia ha tuttora povertà e corruzione e la famiglia di Bouazizi è dovuta fuggire. Però la immatura democrazia a piccoli passi sta crescendo, è auspicabile che in futuro metta in pratica il suo lemma: "Ordine, Libertà, Giustizia".

Mentre, i giovani di Piazza Tahrir "sono caduti dalla padella alla brace" quando hanno rovesciato Mubarak, alcuni si sono accontentati e non hanno saputo andare verso una transizione democratica; ora l'Egitto si ritrova con un altro dittatore il presidente Abdel Fattah al-Sisi che cura gli interessi economici solo per avere un controllo totale delle finanze dello Stato. Inoltre, come il suo omologo turco Recep Tayyep Erdogan, sta smantellando pezzo per pezzo la Costituzione. Dieci anni dopo, l'impianto istituzionale è di nuovo piramidale; oltretutto il regime opprime, incarcera ed uccide oppositori politici e non solo di diverse nazionalità... L'esperienza democratica di Piazza Tahrir è stata una bellissima parentesi; il presidente democratico Mohammed Morsi, di Fratellanza musulmana, è durato in carica appena un anno. L'occidente ha interessi economici troppo forti per guardare i diritti umani.

D'altro canto, l'occidente ha aiutato a rovesciare Muammar Gheddafi; ma poi non ha fatto niente per la democrazia. Ancora oggi la Libia ha innumerevoli milizie avversarie che si fanno la guerra tra loro.

Intanto, nella Siria di Bashar al-Asad ci sono stati nove anni di guerra con milioni di sfollati, feriti e morti; senza grandi progressi verso una libera democrazia.

In Yemen è andata ancora peggio oltre alla guerra di cui non parla quasi nessuno, anche gli aiuti umanitari fanno fatica ad arrivare.

In sostanza la "primavera araba", per ora, è sbocciata timidamente solo in Tunisia.

Ci si deve augurare che le "primavere arabe" si sviluppino come la "primavera di Praga" del 1968; ha affrontato un lungo percorso democratico durato vent'anni.