Divieto universale di tortura: non tutti i paesi rispettano questo dettame

03.04.2021

Tra le 500 comunicazioni ufficiali, relative al divieto assoluto e universale di tortura e maltrattamenti, inviate all'ONU tra il 2016 e il 2020, il 90% non era conforme standard richiesti dal Consiglio per i Diritti Umani; perciò Nils Melzer, l'esperto dell'ONU in tortura e altri trattamenti o pene crudeli, inumani o degradanti, ha riferito che i governi non sono pienamente credibili nel far rispettare questi diritti fondamentali. Da un rapporto si evince che di fronte a queste accuse, la maggior parte degli Stati si dimostrano difensivi, evasivi o reagiscono in modo abnorme.

Il Rapporto rileva che le risposte degli Stati, alle denunce di tortura e trattamenti inumani e degradanti, vanno dal silenzio totale al rifiuto aggressivo, alla negazione infondata, all'ostruzione burocratica e persino alle sofisticate forme di simulazione; così facendo si garantiscono l'impunità e privano le vittime della giustizia e del risarcimento.

Melzer ha riferito che nel corso degli anni, nove denunce su dieci di tortura e maltrattamenti riferite ufficialmente ai governi di tutti i continenti sono state completamente ignorate o non hanno ottenuto alcuna risposta che avrebbe efficacemente impedito, indagato o posto rimedio alla violazione in questione.

La suddetta mancanza di collaborazione si verifica anche quando relatori speciali chiedono di poter fare sopralluoghi ufficiali in tali Stati, in particolare dove si verificano spesso violazioni dei divieti. Circa l'80% delle richieste di visite vengono ignorate, rinviate o rifiutate dai governi; praticamente è impedito il monitoraggio indipendente dove è più necessario. Inoltre, questa situazione si verifica anche con Stati che estendono inviti permanenti a esperti delle Nazioni Unite, ma poi ignorano o rifiutano richieste di visite, violando i propri impegni.

Per questo Melzer raccomanda all'Ufficio dell'Alto Commissario di condurre un processo in cui partecipano più parti interessate e che servirà a identificare criteri generici concordati per valutare e migliorare l'efficacia dell'interazione degli Stati con procedure speciali in tutte le aree della loro giurisdizione; relativamente alle comunicazioni ufficiali, alle visite nei paesi e alle relazioni tematiche.

Il divieto assoluto e universale di tortura e trattamenti inumani e degradanti non può essere uno slogan dichiarativo; ma richiede inevitabilmente la determinazione politica a prendere decisioni difficili e il coraggio di tenere testa a verità scomode, anche nel proprio "orticello".

Fonte:

https://news.un.org/es/story/2021/03/1489252