“Con gli occhi delle bambine”, con i miei un brillio di speranza!
Ieri quando al TGR Sardegna hanno parlato di uno studio "Con gli occhi delle bambine" di Save the Children mi si è gelato il sangue perché al di là della mia patologia mi sento realmente fortunata.
Da questo studio si evince che il 28,4% delle ragazze tra i 15 e i 29 anni a fronte del 27,1% dei loro coetanei maschi vivono in condizioni di povertà relativa. Purtroppo le province dell'interno sono le più colpite e la mia è il fanalino di coda, Nuoro (14,5%) seguita da Sassari (14,3%) mentre quella di Cagliari (13,9%) è la più virtuosa. Prima della grande crisi pandemica del 2020 il 22% dei giovani viveva in Sardegna già in povertà assoluta.
La povertà relativa riguarda l'impossibilità di fruire di beni o servizi in rapporto al reddito pro capite medio di un determinato Paese; perciò gli individui potrebbero avere il minimo indispensabile per il loro sostentamento ma non avvalersi di ogni possibilità e servizio disponibile nello Stato. La povertà relativa è uno status totalmente differente da quello di povertà assoluta.
Chi vive in condizioni di povertà relativa viene definito neet; il che significa che non studia, non lavora e non è inserito in alcun percorso di formazione, rinunciando così ad aspirazioni e a progetti per il proprio futuro.
Invece io, nonostante tutto, sono arrivata a livelli più alti di istruzione, facendo pure l'Erasmus, e voglio ancora formarmi facendo master. Mi piacerebbe fare anche dottorati di ricerca. Amo scrivere articoli di giurisprudenza, economia e politica. Sto combattendo per fare da casa il praticantato come avvocato e andare in tribunale solo per le udienze, perché a Nuoro nessun studio penalistico è accessibile a persone con disabilità fisica. Se, in Italia, non mi daranno la possibilità di fare l'esame di abilitazione in modo equipollente, in quanto per fare lo scritto ho bisogno di più tempo e non posso fare l'orale, andrò in Spagna, perché hanno già misure adeguate e predisposte per candidati con disabilità. Io sono disabile ma voglio assolutamente lavorare in modo retribuito per sostenermi da sola, non voglio campare a spese dello Stato; facendo così potrei contribuire (pagando le imposte) a fornire servizi agli indigenti.
Vi ho raccontato tutto ciò perché sono ricca di ambizioni e progetti per il futuro, combattendo sempre per i miei diritti e non solo. Forse la politica fa ancora troppo poco per far uscire dal limbo i neet, ancora meno se sono ragazze!
Scusate se questo pezzo è stato molto autoreferenziale ma può essere un messaggio di speranza positivo per tutte le donne...
Per chi volesse appr0fondire lascio l’intero studio di Save the Children
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