#Bretix: Yes deal

24.12.2020

Oggi, 24 dicembre 2020, si sono trovati gli accordi per "Brexit" ovvero gli accordi tra Regno Unito ed Unione Europea per la fuoriuscita dalla comunità economica europea. Londra e Bruxelles si sono accordate per un "deal" cosa non gradita ai conservatori brexiter che volevano il "No Deal", ossia un non accordo ma questo avrebbe potuto avere delle conseguenze economiche catastrofiche per tutte le parti contraenti. Ora i rapporti tra Londra e Bruxelles iniziano ad essere sottoposti alle regole dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO).

Lo scoglio più grande è stato quello della pesca che vale solo lo 0,1% del PIL britannico e "soli" 650 milioni di mercato; ma secondo Boris Johnson sarebbe stato un modo per evitare che la Scozia si stacchi dall'UK e si unisca all'UE. La prima ministra della Scozia, Nicola Surgeon commentando l'esito dei negoziati ha riferito: "Non c'è accordo che possa mai compensare quello che la Brexit ci porta via. È tempo di progettare il nostro futuro come una nazione indipendente europea". D'altro canto, i paesi transalpini avevano bisogno di tutelare gli interessi dei propri pescatori perché le acque britanniche sono ricche di pesce.

Inizialmente, l'UK pretendeva che i pescatori europei dal 1 gennaio riconsegnassero o pagassero l'80% del pescato in acque britanniche; poi è scesa al 35%, ma l'UE ha condotto estenuanti trattative è riuscita a tenersi sul 20% e comunque in un periodo di transizione di almeno sei anni, contro le istanze originali dell'Union Jack che volevano una check-up ogni 12 mesi dell'accesso dei pescatori europei in acque britanniche. Alla fine c'è stato l'accordo per un 25% scarso di quote da restituire agli inglesi da parte dei pescatori europei e una transizione concessa a questi ultimi di 5 anni e mezzo prima che il Regno Unito riprenda il totale controllo delle acque territoriali.

Un altro nodo fondamentale è stato quello sulle leggi sulla concorrenza. L'Europa aveva timore in una dissociazione dalle sue norme sulla concorrenza e standard lavorativi e ambientali dell'UK, ciò avrebbe provocato una concorrenza sleale verso l'Unione Europa. Non ci sarà la supervisione dei tribunali europei e nemmeno un meccanismo automatico di allineamento per il Regno Unito di norme e standard fissati o aggiornati dall'Ue dopo il 1 gennaio; invece, se l'Ue vorrà aprire contenziosi sulla concorrenza sleale dovrà affidarsi ad arbitrati indipendenti per autenticare tariffe specifiche.

In più saranno inapplicati, quasi completamente, dazi su: beni, alimenti, merci e componentistica esportati da entrambe le parti; quindi dal 1 gennaio ci sarà un mercato di libero scambio. Questo è un bene per i produttori/esportatori di merci con marchio DOP e IGP.

Inoltre finisce l'era Erasmus, ma l'UK ha promesso programmi di studio alternativi. Dal 1 gennaio 2021 cambierà tutto per gli studenti europei che vogliono studiare stabilmente nelle università di Oltremanica: se non saranno residenti dall'anno 2020, dovranno pagare rette universitarie alte come gli tutti gli altri studenti non del luogo, oltre al visto e l'assicurazione sanitaria.

Anche per i lavoratori europei cambierà tutto, è finita l'era di andare in UK a fare lavoretti partendo dal basso imparando l'inglese. Dal 1 gennaio 2021 chi vorrà andare a lavorare nel Regno Unito dovrà possedere i seguenti requisiti: certificazione B1 di lingua, titolo di studio, esperienza e un visto con contratto di lavoro minimo 28.000 € all'anno.

Di fatto, con Bretix finirà la libertà di movimento europea e dunque, dal 1 gennaio, i turisti cittadini dell'Unione europea, dei paesi non membri dell'UE del SEE (Norvegia, Liechtenstein e Islanda), della Svizzera e dei membri dei Paesi e territori d'oltremare (PTOM) non hanno bisogno di un visto ma sarà necessario il passaporto; la permanenza dovrà durare massimo 90 giorni (tre mesi).

#Bretix: l’UK che sogna ancora l’Ue